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Cosa è la gratitudine

La definizione che il vocabolario Treccani offre della parola gratitudine è il punto di partenza per una riflessione sulla condizione umana, e la orienta verso una predisposizione d’animo che consente di apprezzare ed essere grati per quello che siamo, che abbiamo, e per quello che la vita ci riserva.

Sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto e di sincera e completa disponibilità a contraccambiarlo.

Si tratta dunque di qualcosa che sentiamo intimamente. Inoltre, chi prova gratitudine è consapevole di avere ricevuto un beneficio ed è disposto a contraccambiare.

Quando le cose vanno bene

La gratitudine, anche quando la vita ci riserva il suo lato migliore, non è il primo sentimento che si affaccia al nostro cuore. Felicità, serenità, gioia. entusiasmo, esaltazione e voglia di vivere sono probabilmente presenti, mentre la gratitudine è il frutto di una riflessione silenziosa e onesta, tutt’altro che scontata.

Per essere grati, dobbiamo essere consapevoli che niente è scontato, niente è per sempre, niente è per tutti gli esseri umani, salvo la morte che inevitabilmente segna il cammino di ogni vita. Se la consapevolezza della condizione umana rimane una conoscenza intellettuale, la gratitudine resta un concetto teorico. Sappiamo che tutto finirà, che dobbiamo morire, che ci staccheremo dalle persone che ci accompagnano e sappiamo anche che esistono il dolore fisico e psicologico, ma lo sappiamo solo con la testa, come se lo avessimo letto su un libro. Quando la vita ci sorride, tendiamo a comportarci come se ci sorriderà per sempre.

I momenti difficili

Se penso ad alcune condizioni in cui l’essere umano inevitabilmente si trova, prima o poi, nel corso della vita, la gratitudine sembra un sentimento inappropriato. La sofferenza fisica o psicologica propria e delle persone care, la malattia, la fame, la sete, la povertà, la fine di un amore o la perdita degli affetti, l’invecchiamento, le tragedie dovute alle forze della natura, i problemi finanziari e lavorativi, incidenti e condizioni di invalidità e perdita dell’autonomia, sono condizioni in cui essere grati, semplicemente per essere vivi, è davvero difficile. Sembrano più comprensibili la rabbia, la depressione, la paura, l’angoscia e la disperazione.

I drammi della vita, più o meno definitivi e irreparabili, sono parte della condizione dell’essere umano. Tutti lo sappiamo, ma quando tocca a noi incontrare la sofferenza, a prevalere sono emozioni negative che si sommano alla sofferenza già presente, facendoci precipitare in un baratro profondo e buio. In quei momenti, dimentichiamo che siamo fragili e impermanenti come tutto quello che ci circonda.

Inconsapevoli per paura della verità

Le esperienze dell’infanzia, dell’adolescenza e della prima età adulta, integrate dalla formazione scolastica, sarebbero più che sufficienti per scoprire gli elementi fondamentali della condizione dell’uomo. La lettura dei libri di storia, l’esperienza quotidiana e l’osservazione delle persone che ci stanno intorno sono sufficienti a comprendere che, nel corso della vita, ci saranno gioie e dolori. Rimanere inconsapevoli, quindi, non è frutto dell’ignoranza, ma di una scelta deliberata. Questa scelta viene fatta quando, diventati adulti, preferiamo nuotare sulla superficie di un mare che ha abissi così profondi, da attivare sentimenti terrificanti.

Rimanere consapevoli del fatto che tutto è impermanente, che la vita è un soffio, e l’aria che entra nei polmoni un regalo affatto scontato, è così destabilizzante da essere tenuto fuori dal nostro orizzonte. La vita viene così vissuta nella costante ricerca di un piacere mai gustato fino in fondo, perché immediatamente proiettati nell’affannosa ricerca di quello successivo.

L’atto di fermarsi a gustare e dare senso all’esperienza vissuta, porta con sé la paura di scoprire che potrebbe essere l’ultima. Quindi, la scelta di inseguire la prossima gratificazione non lascia spazio alla riflessione e alla gratitudine per quanto vissuto. Ancor più, quando le esperienze sono dolorose, la gratitudine non viene presa in considerazione. Ci dimentichiamo che, quando qualcosa di bello ci viene a mancare, significa che l’abbiamo avuta, ma non era scontato. Niente, infatti, ci è dovuto, e nemmeno la vita è un fatto ovvio. Eppure siamo qui a parlarne, perché spesso ce ne dimentichiamo.

Vivi e grati di esserlo

Provare gratitudine per essere vivi, e per quello che la vita ci riserva, non è dunque ovvio per tutti; é frutto della consapevolezza di quello che abbiamo, poco o tanto che sia. Tutti hanno una parte di fatica e di dolore che vorrebbero allontanare dalla propria esperienza. Certamente, come detto, alcune condizioni sono così estreme e dolorose da non riuscire a comprendere come possa permanere l’attaccamento alla vita. Forse è solo la paura della morte e della sofferenza, o il risveglio tardivo dal torpore delle esistenze frenetiche che conduciamo, che ci rende consapevoli che la vita è un regalo, e che non sappiamo se potrà ripetersi.

Siamo attaccati alla vita anche nelle condizioni più dolorose, e questo mi fa pensare che arrivati sulla soglia della morte, comprendiamo il valore di quello che stiamo perdendo.

La gratitudine è il sentimento frutto di una riflessione profonda che permette di apprezzare che dal nulla veniamo e nel nulla torniamo. La vita è un soffio così breve, ma intenso, da meritare tutta la nostra attenzione. Ogni istante potrebbe essere l’ultimo, e l’esperienza dissolversi. Apprezziamo quello che siamo e viviamo, non lamentiamoci di quello che non possiamo essere o avere, non paragoniamoci agli altri perché anche loro hanno fatiche che non possiamo conoscere.

Un’ultima riflessione

Gran parte delle sofferenze degli esseri umani sono dovute ad altri esseri umani. L’uomo è primitivo nel suo animo, nonostante il progresso tecnologico ci dia l’illusione di essere evoluti. Rispetto e solidarietà per ogni essere vivente sono gli ingredienti necessari a rendere la sofferenza solo un fatto naturale vissuto in armonia e con il supporto autentico e amorevole delle altre persone.

Cominciamo regalando un sorriso e una carezza al prossimo. Allenterà le sue tensioni e gli darà la speranza che qualcosa possa cambiare in meglio.