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Conoscere, includere e contrastare la discriminazione verso le persone LGBTQIA+ è un lento processo di cambiamento che, come tutti i cambiamenti culturali, richiederà il susseguirsi di generazioni che respirino idee nuove e inclusive sin dalla primissima infanzia. Un processo che vede in primo piano le famiglie, la scuola e i decisori politici che, con le loro scelte, possono orientare le percezioni della gente comune. Molte grandi aziende e organizzazioni hanno già iniziato questa trasformazione culturale al loro interno con iniziative e azioni volte a includere.

Il primo passo consiste nel chiarire la distinzione tra genere binario e genere non binario. In questa sede, offriamo qualche informazione sulle persone che si identificano in modo diverso dalla tradizione o che hanno un orientamento sessuale non eterosessuale.

Il concetto di genere binario si riferisce alla visione tradizionale che riconosce solo due categorie di genere: maschio e femmina. Secondo questo modello binario, il genere è strettamente legato al sesso assegnato alla nascita, in cui si assume che le persone assegnate maschio alla nascita siano uomini e quelle assegnate femmina siano donne.

Il concetto di genere non binario sfida la concezione binaria del genere e riconosce che esistono molte altre identità di genere oltre a maschio e femmina. Le persone che si identificano come non binarie possono sperimentare un senso di genere che non si adatta alle tradizionali categorie binarie. Queste identità di genere possono includere, ad esempio, genderqueer, genderfluid, agender, bigender e molte altre.

Le persone non binarie possono sentirsi prive di un’identità di genere specifica, o possono sperimentare un’identità di genere che è fluida e che può cambiare nel tempo. Ognuna di queste esperienze è unica e personale.

Introdotto questo distinguo, dobbiamo prendere atto che, una volta sancito il diritto a sentirsi e vivere in modo del tutto personale la propria identità, le forme non binarie possono variare nel tempo e adattarsi alle esigenze di ciascuna persona. Il processo di cambiamento in essere produce come prevedibile delle forti resistenze nelle persone che vorrebbero rimanere strettamente legate alle forme identitarie tradizionali. Queste resistenze si esprimono in modo chiaro in forme più o meno esplicite di discriminazione.

Le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali (LGBTQIA+) vengono sovente discriminate per diversi motivi. Cause particolarmente comuni sono i pregiudizi, la mancanza di conoscenza e gli stereotipi negativi che sono radicati nella società. Per questa ragione, riteniamo che una corretta conoscenza di alcuni concetti chiave che riguardano l’identità di genere, peraltro in continua evoluzione, possa contribuire alla loro completa inclusione nel tessuto sociale e lavorativo.

L’acronimo LGBTQIA+ racchiude le identità di genere diverse da quella cisgender (usualmente cis). Cisgender è stato coniato per contrastare il termine”transgender, che si riferisce alle persone il cui genere identificato non coincide con il loro sesso assegnato alla nascita. Entrambi i termini (cisgender e transgender) sono utilizzati per descrivere le esperienze di identità di genere e per riconoscere la diversità di identificazione di genere.

L’utilizzo del termine cisgender è un modo per evidenziare che l’identità di genere cisgender è la norma dominante nella società e per promuovere l’inclusione di tutte le identità di genere. Riconoscere e rispettare l’identità di genere di ogni individuo, indipendentemente dal fatto che siano cisgender o transgender, è importante per promuovere l’uguaglianza e il rispetto dei diritti di tutte le persone.

Dunque, uno dei concetti più importanti, in questo ambito, è quello di identità di genere. Essa si riferisce alla profonda percezione e consapevolezza che un individuo ha di se stesso riguardo al proprio genere. È l’esperienza interna e personale di sentirsi maschio, femmina, entrambi o né uno né l’altro. L’identità di genere non è necessariamente correlata al sesso assegnato alla nascita, ma è una questione di autopercezione e identificazione.

Per la maggior parte delle persone, l’identità di genere coincide con il loro sesso assegnato alla nascita (ad esempio, una persona assegnata femmina alla nascita si identifica come donna). Tuttavia, alcune persone possono sperimentare una disconnessione tra il proprio genere interno e il sesso assegnato alla nascita. Queste persone possono identificarsi come transgender, cioè come un genere diverso da quello che è stato loro assegnato al momento della nascita.

L’identità di genere è un concetto complesso e può variare da persona a persona. Alcune persone possono identificarsi come uomini o donne in modo tradizionale, mentre altre possono identificarsi come non binarie, genderqueer, genderfluid o con altre identità di genere che non si adattano ai binari maschio/femmina. È importante rispettare l’identità di genere di ogni individuo e utilizzare i pronomi e i nomi preferiti dalla persona stessa. Ogni persona ha il diritto di esprimere e vivere la propria identità di genere senza subire discriminazioni o pregiudizi. La società sta progressivamente aumentando la consapevolezza e l’accettazione delle diverse identità di genere, lavorando verso un maggiore rispetto e uguaglianza per tutti.

Non potendo esaurire un argomento così vario, complesso e mutevole, forniamo un breve glossario cui riferirsi per fare luce sui molti termini introdotti nel corso degli anni. Di seguito alcuni vocaboli che ci aiutano a comprendere meglio il mondo LGBTQIA+, attingendoli dal documento dell’Università di Trento intitolato “Le parole per includere: glossario LGBTQI+”, del quale potete leggere la versione originale a questo  link.

Alleato o Ally

Persona eterosessuale che non si identifica come parte della comunità LGBTQI+, ma che sostiene la lotta per la parità dei diritti e combatte contro sessismo, omofobia, transfobia, eteronormatività e contro ogni altra forma di discriminazione verso le persone LGBTQI+.

Arcobaleno o Rainbow

Simbolo del Gay Pride (oggi sempre più spesso denominato semplicemente Pride), l’arcobaleno è costituito da sei colori aventi ognuno un preciso significato (rosso, la vita; arancione, la cura; giallo, la luce del sole; verde, la natura; blu, l’armonia; viola, lo spirito), ordinati dal rosso al viola e spesso utilizzati sotto forma di bandiera, denominata “bandiera della libertà” e diversa dalla bandiera della pace, che ha un colore in più.

Asessuale

Persona che non sente alcun desiderio di avere rapporti sessuali, né col proprio partner, né con altre persone; che non è sessualmente attratta da nessuno e da nessun genere. L’asessualità non coincide pienamente con l’astinenza sessuale; a seconda delle circostanze e delle opinioni, è considerata come orientamento sessuale a sé stante oppure come mancanza di orientamento.

Bisessuale

persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da entrambi i generi, non necessariamente in egual misura. La bisessualità è classificabile come un 9 orientamento sessuale al pari di eterosessualità e omosessualità; recentemente ad essa è stata affiancata la “pansessualità”. (vd. alla voce Pansessuale).

Bullismo omo-transfobico

insieme di comportamenti violenti perpetrati attraverso minacce, insulti e aggressioni a sfondo omofobico o transfobico da una o più persone nel gruppo dei pari. Quando tali comportamenti si rilevano nello spazio scolastico, tra bambini/e e/o ragazze e ragazzi, generano spesso esclusione e isolamento. Gli aggressori – i cosiddetti “bulli/e” – si servono dei pregiudizi discriminatori associati all’eterosessismo per squalificare e de-umanizzare i bersagli, tra cui troviamo non solo giovani appartenenti alla comunità LGBTQI+, ma anche qualunque persona sia percepita o rappresentata come fuori dai modelli normativi di genere. Il bullismo può avere una componente omotransfobica, intersecata ad altre componenti quali genere, provenienza etnica, religione ecc.

Cisgender

Persona che sviluppa un’identità di genere in linea con il sesso assegnatole alla nascita (per esempio: persona assegnata al sesso femminile alla nascita che si percepisce e identifica come donna).

Coming out

Dall’espressione inglese “coming out of the closet” (letteralmente “uscire fuori dall’armadio), indica il processo di scoperta, considerazione e accettazione del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere e l’atto di rivelarlo e condividerlo con altri (famiglia, amici/che e conoscenti). Il coming out si distingue dal cosiddetto “outing” che indica invece la pratica, scorretta, di rivelare pubblicamente l’orientamento sessuale di una persona senza il suo consenso, esponendola spesso a conseguenze negative.

Discriminazione

Mancato riconoscimento e/o trattamento sfavorevole e non paritario, attuato nei confronti di una persona o un gruppo di persone sulla base di una o più 10 caratteristiche (quali genere, etnia, razza1, religione, orientamento sessuale, età, disabilità).

Disforia di genere

Condizione definita da una forte e persistente sofferenza psicologica presente in una persona, causata dalla mancanza di congruenza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere della persona stessa, che si identifica nel genere opposto a quello corrispondente ai propri attributi sessuali primari e secondari, oppure non si identifica in nessuno dei due, rifiutando una categorizzazione binaria. La disforia di genere può accompagnarsi ad un senso di malessere e fastidio verso i propri attributi sessuali primari e secondari.

Drag (queen/king)

Persona che, in quanto performer (artista performativa), intrattiene un pubblico con numeri musicali, danzati ecc. indossando i panni del genere opposto rispetto a quello con il quale si identifica (gli uomini che performano il genere femminile sono detti drag queen, donne che performano il genere maschile sono dette drag king). Questo avviene tramite costumi e trucco di scena che caricaturizzano, “esasperandole”, alcune caratteristiche del genere performato. L’attività di dragging transgender è una forma di arte.

Espressione di genere

Concerne il modo attraverso cui una persona sceglie di esprimere esternamente il proprio genere, in modo più o meno conforme alle aspettative sociali (di genere) vigenti, in un dato contesto socio-storico-culturale. Una persona non conforme alle aspettative sociali sul proprio genere, tuttavia, non è necessariamente una persona transgender o non binary.

Eterosessuale

Persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da persone dell’altro genere (uomini da donne e donne da uomini). L’eterosessualità è un orientamento sessuale come l’omosessualità, la bisessualità o la pansessualità. 1 Cfr. l’articolo 2, comma 8, del Regolamento per la tutela della dignità della persona e per la prevenzione e il contrasto del mobbing, dello straining, delle molestie e delle discriminazioni, emanato con DR n. 375 del 28 maggio 2019: “L’Università considera il termine “razza” privo di ogni fondamento scientifico. In questo regolamento è usato al solo scopo di stigmatizzare forme di discriminazione che vi fanno riferimento.”

Gay

Uomo omosessuale (vd. alla voce Omosessuale).

Genere

Indica l’insieme delle caratteristiche e delle aspettative sociali che si ritengono connaturate alle categorie di maschile e femminile, ma che invece sono frutto di condizionamenti ambientali e culturali che orientano comportamenti, atteggiamenti e ruoli sociali sulla base del sesso assegnato alla nascita. A partire dalle differenze biologiche tra i sessi, infatti, la società costruisce delle aspettative su ciò che viene ritenuto “femminile” o “maschile”. Tali aspettative condizionano fortemente gli individui nel loro agire quotidiano: coloro che non aderiscono al modello vigente, costruito in un dato spazio e tempo, subiscono spesso forti sanzioni sociali. Le caratteristiche proprie del genere e quindi le aspettative sulle categorie sociali di maschile e femminile non sono, infatti, fisse nel tempo e nello spazio, ma mutano a seconda del luogo, del periodo storico e politico, avvalorando la tesi per cui il genere sia socialmente determinato e costruito all’interno delle società. Proprio perché slegato dal sesso biologico, il genere percepito da una persona può non corrispondere con il sesso assegnatole alla nascita (vd. alla voce Identità di genere).

Identità di genere

È il modo in cui una persona si percepisce e si identifica in relazione al genere (maschile, femminile, non binaria, ecc.). L’identità di genere si sviluppa in ognuna/o di noi a prescindere dal sesso assegnato alla nascita, non coincidendo necessariamente con esso.

Intersessuale

Persona che presenta attributi sessuali primari e/o secondari sia maschili che femminili o che non si accordano con quanto, in una data società, viene ritenuto necessario per definire il sesso maschile o femminile di una persona. Le persone intersessuali possono identificarsi come maschi, femmine o non binary a prescindere dal sesso assegnatogli alla nascita, con o senza l’accordo dei genitori. Molte/i bambine/i intersessuali alla nascita o durante la prima infanzia, difatti, quando non possono opporsi legalmente e/o non conoscono la propria condizione, subiscono interventi chirurgici per transizionare verso un determinato sesso (riassegnazione del sesso) scelto da persone altre (personale sanitario e/o famiglia), con il rischio di generare, successivamente, disforia di genere nella persona che li ha subiti (vd. alla voce Disforia di genere).

Lesbica

Donna omosessuale (vd. alla voce Omosessuale).

LGBTQIA+

Acronimo usato per indicare (in ordine) le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender-transessuali. Recentemente se ne è esteso l’utilizzo, con scritture quali LGBT* o LGBTQI+, LGBTQIA, e altre ancora, per includere e nominare le persone che vivono una condizione di intersessualità, coloro che si identificano come queer, asessuali ecc.

Non binary (o non binarie o di genere non conforme)

Termine ombrello che indica tutte le persone che non si identificano né con il maschile né con il femminile. Il termine include le persone che rifiutano la concezione binaria dei generi nella società. Ne fanno parte, ad esempio, persone il cui genere mescola elementi comunemente associati alla sfera femminile e maschile, persone il cui genere è differente da quello maschile e da quello femminile, persone che non si identificano in alcun genere o persone che percepiscono la propria identità di genere in maniera fluida e mutevole. In alcune lingue sono presenti dei pronomi neutri che possono essere usati per riferirsi a persone non binarie (es: in inglese they; in svedese hen). Non vi è nulla di analogo nella lingua italiana, che prevede una declinazione maschile o femminile per le parole. Tuttavia, nel linguaggio scritto negli ultimi anni si sono sviluppate delle forme inclusive che possano tenere conto dello spettro dei generi, utilizzando segni di interpunzione quali *, +, @, al termine della parola (es: tutt@; collegh*; ecc).

Omofobia

Recentemente definita anche “omonegatività”, è la paura, irrazionale e immotivata, per l’omosessualità o per qualsiasi espressione comportamentale non conforme ai ruoli stereotipici riferiti al genere e all’orientamento sessuale. Questa paura può sfociare in violenza, verbale e/o fisica e generare azioni discriminatorie. 13 L’omofobia si compone di tre dimensioni: individuale (repulsione emotiva e cognitiva verso l’omosessualità), sociale-interpersonale (di natura culturale e collettiva) e istituzionale (omonegatività attuata a livello familiare, lavorativo e scolastico). È “interiorizzata” quando una persona omosessuale prova sentimenti negativi nei confronti della propria e/o altrui omosessualità, a causa dell’interiorizzazione degli stessi pregiudizi, dei valori e degli atteggiamenti discriminatori veicolati da un clima culturale omonegativo.

Omosessuale

Persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da persone dello stesso genere, uomini da uomini e donne da donne. L’omosessualità è un orientamento sessuale come l’eterosessualità, la bisessualità o la pansessualità.

Pansessuale

Persona emotivamente, fisicamente e/o sessualmente attratta da persone di tutti i generi. La pansessualità è un orientamento sessuale (come l’eterosessualità, la bisessualità o l’omosessualità) per cui l’attrazione sessuale non è determinata dal/al genere e/o dal/al sesso dell’altra persona.

Pregiudizio

Un atteggiamento ostile, negativo o inferiorizzante nei confronti di un gruppo o di una persona in quanto appartenente a quel gruppo. Il pregiudizio si fonda su convinzioni diffuse, non derivanti dall’esperienza diretta, fondate sulla generalizzazione, nei confronti di persone appartenenti a un gruppo sociale diverso dal proprio (out-group), per criterio di genere e identità di genere, etnia, religione, orientamento sessuale, disabilità, ecc. Le persone tendono ad accentuare i caratteri identitari del proprio gruppo (in-group) acuendo, in termini di opposizione, le differenze tra “noi” e “loro”, portando a una distinzione del gruppo di appartenenza rispetto agli altri e cercando di favorire il proprio gruppo (vd. alla voce Stereotipo).

Pride

Parola inglese che letteralmente significa orgoglio: l’orgoglio di essere ciò che si è senza paura di esprimersi, un’affermazione di sé. Nel corso degli anni e nel linguaggio comune l’espressione ha iniziato ad indicare la manifestazione e le iniziative che si svolgono ogni anno in occasione del “mese dell’orgoglio LGBTQI+” volte a commemorare la rivolta di Stonewall del 28 giugno 1969.

Queer

Termine anglosassone, originariamente traducibile come “strano”, “insolito”, veniva impiegato in senso denigratorio per indicare gli uomini omosessuali (traducibile come “frocio” o “checca”). Negli ultimi decenni, il termine è stato utilizzato dalla comunità LGBTQI+, assumendo una nuova, positiva accezione in ambito politico e culturale. Indica ora quelle persone che rivendicano il proprio non identificarsi con specifiche categorie di genere e/o orientamento sessuale, rifiutandone la rigidità e affermandone il superamento (si veda il filone di studi che fa riferimento alla “queer theory”).

Sessismo

Sistema ideologico che struttura i rapporti tra i sessi in modo non paritario e discriminatorio, con uno squilibrio di potere fondato su stereotipi e/o pregiudizi di genere, solitamente a discapito del sesso femminile. Il sessismo è, dunque, una forma di discriminazione basata sulla presunta superiorità di un sesso rispetto all’altro. Sessismo benevolo: credenze che giustificano atteggiamenti paternalistici nei confronti delle donne, in relazione ad una presunta superiorità maschile, derivata da una visione tradizionale dei ruoli di genere. Sessismo ostile: credenze che, in relazione ad una presunta superiorità maschile, attribuiscono un giudizio negativo ed ostile nei confronti delle donne, percepite come minaccia al potere ed al ruolo maschile.

Sesso

Solitamente assegnato alla nascita sulla base dei caratteri sessuali fenotipici primari (genitali), legati alle funzioni riproduttive. Nell’essere umano è definito come il complesso dei caratteri anatomico-fisiologici, ormonali, genetici e psicologici che distinguono gli individui in categorie maschili e femminili. Non di rado, nel linguaggio comune, i termini “sesso”, e “genere” finiscono per essere sinonimi, risultando erroneamente interscambiabili (vd. alla voce Genere).

Stereotipo

Oggetto del pregiudizio, è la visione semplificata e socialmente condivisa su una persona e/o, un gruppo di persone o qualsiasi altro oggetto per la cui valutazione si fa affidamento a idee superficiali e/o credenze. Lo stereotipo rappresenta un’immediata e non fondata opinione che però può, secondo una certa letteratura, venire modificata grazie a processi educativi e di familiarizzazione (vd. alla voce Pregiudizio).

Terapie riparative: le terapie riparative

Dette anche “terapie di conversione” – sono forme di trattamento invasive e spesso forzate, che hanno come obiettivo quello di modificare l’orientamento sessuale di una persona, “convertendola” da omosessuale a eterosessuale. Tali trattamenti, rigettati dalla scienza medica, si basano sul pregiudizio, scientificamente infondato, che l’omosessualità sia una patologia. Tuttavia, ad oggi, sono trattamenti ancora praticati, spesso in modo clandestino.

Transessuale

Persona che, al di là del proprio orientamento sessuale, vive una discordanza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere (vd. alla voce Disforia di genere) e sta sottoponendosi o si è già sottoposta ad una parziale o completa modificazione dei caratteri sessuali primari e secondari per via medica (ormonale e/o chirurgica). L’ordinamento italiano riconosce questo processo di transizione come “riattribuzione chirurgica del sesso” (Legge n.164/82). È più corretto declinare le espressioni linguistiche nel genere in cui il soggetto si riconosce: identificando, ad esempio, come “uomo transessuale” una persona che abbia eseguito o stia eseguendo una transizione al genere maschile (“FtM”) (vd. alla voce Transgender).

Transfobia

Recentemente definita anche “transnegatività”, è la “paura” irrazionale e immotivata verso le persone trans o per qualsiasi espressione comportamentale non conforme a stereotipi di ruolo di genere e identità di genere. Questa paura può sfociare, 16 come nel caso dell’omofobia, in violenze verbali o fisiche e fenomeni di discriminazione. Si compone di tre dimensioni: individuale (repulsione emotiva e cognitiva verso la transessualità e il transgenderismo), sociale-interpersonale (di natura culturale e collettiva) e istituzionale (transnegatività attuata a livello familiare, lavorativo e scolastico). Può essere “interiorizzata” se indica gli atteggiamenti e i sentimenti negativi che una persona transessuale o transgender può arrivare a provare nei confronti della propria e altrui transessualità a causa dell’interiorizzazione degli stessi pregiudizi, valori e degli atteggiamenti discriminatori veicolati da un clima culturale transnegativo.

Transgender

Termine ombrello che indica tutte le persone che si identificano in un genere altro rispetto a quello atteso in relazione al sesso assegnato loro alla nascita. Ad esempio, un uomo trans (FTM – “female to male”) è una persona a cui è stato assegnato alla nascita un genere femminile, ma che si identifica in quello maschile, mentre una donna trans (MTF – “male to female”) è una persona a cui è stato assegnato alla nascita un genere maschile, ma che si identifica in quello femminile. A differenze delle persone transessuali, le persone transgender non necessariamente ricorrono per via medica ad una transizione o riassegnazione di genere. L’essere transgender non preclude alla persona di avere un orientamento sessuale non eterosessuale, per cui è possibile che una donna trans o un uomo trans siano sessualmente attratti da persone appartenenti al genere in cui si identificano e quindi abbiano un orientamento omosessuale, oppure siano bisessuali, pansessuali o ancora asessuali.

Unione civile

Nell’ordinamento italiano, si indica così l’istituto che comporta il riconoscimento giuridico di una coppia formata da persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione (art. 1 Legge 20 maggio 2016 n. 76, comunemente chiamata “Legge Cirinnà” in riferimento alla sua prima proponente).

Appendice 1

di Maurizio Massini  e Viola Severgnini a integrazione del vocabolario sopra riportato
  • Transessuale, come termine, è ormai caduto in disuso specialmente tra i più giovani e tende a rimandare a un’accezione più negativa, oltre che fortemente legato alla medicalizzazione obbligatoria. Si tratta di un concetto ormai superato. È preferibile riferirsi alle procedure a cui si sottopongono le persone trans come “interventi chirurgici di affermazione di genere” e non “riattribuzione chirurgica del sesso”, anche se la burocrazia propende ancora per la seconda definizione.
  • È preferibile evitare la distinzione tra “transgender” e “transessuali” anzi, va specificato che, ad oggi, si tende a parlare di “persona trans medicalizzata” o “persona trans non medicalizzata”.
  • Le etichette (trans/gay/lesbica/queer ecc) sono aggettivi in riferimento alle parole uomo/donna/persona. Ad esempio, uomo trans, donna trans, persona intersex, persona queer. Non si usa dire “un trans/una trans/un gay” ecc.

Tutto questo ovviamente rientra nelle buone prassi di generico approccio alle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+. Ognuno ha le sue preferenze e non esistono regole universali. Il fatto che alcuni possano non trovare offensivo ciò che viene percepito da altri come una micro aggressione non è una scusante, perché l’intenzione non coincide con l’effetto. Il ruolo del professionista della salute mentale, dell’alleato o della persona vicina alla persona interessata è quello di ascoltare sempre, chiedere quando in dubbio senza dare per scontato, essere disposto a riconoscere e gestire le conseguenze degli eventuali sbagli e impegnarsi per far sì che non riaccada.

Appendice 2

Nel 1987 Alma Sabatini, precorrendo i tempi, presentava in parlamento un documento intitolato “RACCOMANDAZIONI PER UN USO NON SESSISTA
DELLA LINGUA ITALIANA” (estratto da “Il sessismo nella lingua italiana” a cura di Alma Sabatini per la Presidenza del Consiglio dei Ministri
e Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna, 1987), nel quale si chiedeva di adottare un linguaggio non sessista e che non ebbe seguito per lungo tempo. È possibile leggere questo documento cliccando qui.

Appendice 3

Segnalo questi podcast di estremo interesse.

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