Violenza contro le donne: come riconoscerla e contrastarla? Quali sono i segnali che indicano che siamo in presenza di violenza contro le donne? Questa è una domanda alla quale ogni professionista che entri in contatto col disagio femminile, dovrebbe saper rispondere per poterli riconoscere. Quando una donna chiede supporto per una situazione relazionale che la fa soffrire, è indispensabile sapere se ci si trova in presenza di atti definibili come violenza.
Perché si parla di violenza di genere e di violenza contro le donne?
Si parla di violenza di genere in quanto si basa su una disparità di potere tra un uomo e una donna. L’abuso sessuale, la violenza consumata tra le mura domestiche o le avance indesiderate sui luoghi di lavoro sono esempi di questo fenomeno. Il numero degli episodi in cui sono le donne a subire la violenza di un uomo, sono così sproporzionatamente più alti, da portare a parlare di violenza di genere e di violenza contro le donne in modo sovrapposto. La nostra cultura, infatti, ha sempre vissuto una grande sproporzione di potere tra gli uomini e le donne. In questo contesto, sono da sempre le donne ad aver subito forme di violenza dagli uomini, più di quanto non sia accaduto il contrario. Non significa che non ci siano casi di violenza di una donna su un uomo, ma numeri ci raccontano di un fenomeno assai meno presente.
Cosa è “la violenza contro le donne”?
Esistono differenti tipologie di “violenza“: sessuale, fisica, psicologica ed economica. Accanto a queste vi è il reato di stalking, recentemente introdotto nel nostro ordinamento giuridico. Le violenze, ad eccezione di quelle sessuale e fisica, devono essere reiterate nel tempo e produrre conseguenze sulla salute psicologica di chi le subisce. La comparsa, ad esempio, di ansia, paura, panico ed evitamento di situazioni specifiche a seguito di episodi di violenza è un segnale che indica di dover prendere in seria considerazione quanto sta avvenendo.
Se la violenza fisica è facilmente riconoscibile, per le conseguenze evidenti che può produrre, quella psicologica e quella economica sono meno riconosciute, vengono spesso sottovalutate nelle loro conseguenze e necessitano di maggiore preparazione e consapevolezza per poterle inquadrare.
I segnali, infatti, non sono sempre facili da riconoscere e da dimostrare. Per questa ragione, anche la testimonianza di chi le subisce viene tenuta in considerazione durante i processi. Per chiarire questo punto, faccio l’esempio degli insulti tra le mura domestiche, cui nessuno assiste, a eccezione di chi si trova in casa.
I segnali della violenza contro le donne
Quando una donna si trova a subire comportamenti considerati violenti, dovrebbe saperli riconoscere al pari dei professionisti che si occupano di violenza di genere. Elenco di seguito i comportamenti più comuni, ma ne esistono infinite sfumature, più o meno riconoscibili.
- Violenza sessuale
- stupro
- obbligo ad avere un rapporto sessuale indesiderato, anche da parte del coniuge
- qualsiasi forma di rapporto connotato sessualmente e non richiesto e accettato
- Violenza fisica
- spintoni, schiaffi, pugni, calci
- colpi con corpi contundenti, tagli.
- Violenza psicologica
- insulti, urla, minacce, lancio e rottura di oggetti
- controllo sui comportamenti, sostituzione nelle decisioni personali, telefonate, email e messaggi insistenti, furto dell’identità digitale, contatto con parenti vicini alla persona, dispetti, atteggiamenti spaventanti
- impedire di incontrare amici e amiche
- decidere quali sono amici e amiche che possono essere incontrati.
- Violenza economica
- indurre ad abbandonare il lavoro
- controllare le spese della donna
- decidere quando si deve spendere per la spesa fornendo soldi contati ed esigendo una dettagliato resoconto.
Come detto, questi comportamenti vanno riconosciuti come violenti, in quanto manifestazione di potere nei confronti della donna, dominio, sottomissione e mancanza di rispetto per la persona.
Contrastare la violenza contro le donne
Premetto che nel linguaggio degli addetti ai lavori, si preferisce usare il verbo contrastare al posto di combattere.
Il fenomeno della violenza contro le donne si radica nella cultura maschilista imperante da sempre, salvo rare eccezioni, nelle comunità umane. La presa di coscienza che uomini e donne hanno pari diritti e pari dignità è un fenomeno recente, rispetto alla storia delle comunità umane, e non è riscontrabile allo stesso modo nelle diverse culture e aree geografiche. Il contrasto alla violenza contro le donne avviene attraverso diversi azioni:
- Il cambiamento della cultura che vede l’uomo padrone e la donna sottomessa alla sua volontà:
- opere di sensibilizzazione che devono essere attuate nelle scuole, nelle famiglie e nei luoghi di lavoro;
- campagne di informazione a mezzo stampa e internet;
- Supporto economico a chi si occupa ,sul campo, delle donne che subiscono violenza, come i Centri antiviolenza e le case rifugio.
- Istituzione di numeri verdi di emergenza e App dedicate a chi subisce violenza.
- Leggi come quella sullo stalking che identificano reati sino a oggi considerati “cose che possono succedere” o “incidenti domestici”, dando strumenti di contrasto alle forze di polizia e ai magistrati.
Cosa deve fare una donna che subisce violenza?
Il presupposto di partenza è la consapevolezza che si sta subendo dei comportamenti violenti e che questi sono dei reati. Molte donne sanno di stare male a causa dei comportamenti che subiscono, ma non sanno che si tratta di violenza. Nella maggior parte dei casi, però, le donne maltrattate faticano a decidere di denunciare gli uomini violenti per paura delle conseguenze. In questi casi, le donne devono sapere che esistono modi anonimi di chiedere informazioni e ottenere supporto. Esse possono telefonare direttamente al centro antiviolenza più vicino o chiamare il numero verde nazionale 1522 che offre la prima accoglienza ed eventualmente dirotterà la telefonata al centro antiviolenza di riferimento.
Ricordo che i centri antiviolenza non obbligano le donne a fare niente che non siano loro stesse a decidere. Essi offrono accoglienza, ascolto, informazioni, assistenza legale e, nei casi in cui esista un pericolo reale imminente, la possibilità di un rifugio temporaneo sconosciuto (Casa rifugio).