Quando si prova una forma di disagio psicologico che dura nel tempo, o si ripete ciclicamente, si vorrebbe, oltre che stare meglio, rimuovere le cause che ci conducono alla sofferenza. Se non troviamo o riusciamo a rimuovere le cause, rischiamo di sentirci imprigionati da un destino già scritto, sul quale non abbiamo potere. Subire un destino predeterminato da altri, può essere motivo di sofferenza ancor più grande del disagio stesso.
Certamente, molte forme di disagio e sofferenza sono dovute a condizioni, oltre che penose, non risolvibili con l’uso della volontà o con un cambio di prospettiva; mi riferisco a malattie e altre condizioni esterne non modificabili. In queste situazioni, l’accettazione è la sola via percorribile. Opporsi alla realtà è inutile, sebbene rabbia, frustrazione, senso di ingiustizia e altri sentimenti negativi siano presenti.
In molti altri casi, invece, i soggetti possono essere artefici del miglioramento della propria condizione. La volontà è infatti indispensabile per ogni forma di cambiamento, e come primo passo è necessario divenire consapevoli del proprio modo di pensare, di rappresentarsi la realtà e di quali sono le reazioni più spontanee e abituali di fronte agli eventi. Questa consapevolezza però, non è sufficiente; una volta compreso è necessario accettare la situazione per quella che è, e successivamente cambiare atteggiamenti e comportamenti attraverso un’azione attiva e, almeno inizialmente, faticosa. Non esiste una terapia in cui il soggetto possa rimanere passivo, mentre qualcuno o qualcosa provenienti dall’esterno producono i cambiamenti sperati.
Si tratta di una buona o di una cattiva notizia?
Ci si può anche spaventare di fronte alla responsabilità di agire positivamente sul proprio destino ma, se riusciamo a mettere da parte i timori, incontriamo grandi spazi di libertà e di potere personale. La guarigione, spesso, dipende proprio da noi.