Le donne sono come piacciono agli uomini, ma quel che è peggio, spesso finiscono per pensare come gli uomini, adeguandosi così in modo inconsapevole e incondizionato a modelli non concepiti da donne. Gli stereotipi di genere, ovvero rappresentazioni rigide dell’uomo e della donna, che si attivano in modo automatico nella mente, sono presenti ovunque e contribuiscono a mantenere stabili i rapporti di forza tra uomini e donne, a totale svantaggio di queste ultime. Gli stereotipi di genere riguardano però anche gli uomini, e implicano l’adeguamento a modelli prestazionali nei quali al primo posto si trova la performance sulla quale verranno poi valutati. Il ruolo maschile, solo apparentemente in posizione di privilegio, comporta sempre più spesso disagio nelle relazioni con difficoltà a decodificare emotivamente quello che avviene.
Sociologi, insegnanti, educatori e psicologi cercano di ridurre l’impatto degli stereotipi di genere nella vita reale, con opere di sensibilizzazione nelle scuole e cercando di orientare il dibattito politico al fine di migliorare il sistema legislativo nel senso di una maggiore equità di opportunità tra i sessi. Purtroppo la forza di influenzamento risiede quasi interamente nei mezzi di comunicazione di massa e questi seguono le regole del business e degli ascolti / contatti. I guru del marketing sono consapevoli di ciò e capaci di cogliere ogni opportunità per influenzare il pubblico, e lo fanno sfruttando le debolezze tanto degli uomini quanto delle donne. Gli uomini desiderano donne disponibili, esplicite, ammiccanti e pronte all’uso. Le donne si adeguano a queste esigenze adottando stili, modelli estetici e comportamentali in grado di garantire loro lo sguardo interessato degli uomini. L’educazione familiare non sembra in grado di essere autorevole nel proporre modelli educativi alternativi, ammesso che siano in grado di farlo, perché i media, abilmente pilotati dal marketing propongono modelli di femminilità compiacente, a ogni ora del giorno e della notte. Il documentario del 2009 Il corpo delle donne, mostra chiaramente il fenomeno, alimentato sempre più da una società che privilegia piacere personale e successo come valori fondanti la propria identità e l’autostima.
La preadolescenza è solitamente il periodo in cui ragazzi e ragazze iniziano il percorso che li condurrà a diventare individui adulti con una propria identità ben definita. In questa fase, essere graditi, cercati, accettati e desiderati rappresenta un imperativo. Fuori dal gruppo dei pari significa disagio, sofferenza e isolamento insopportabili. Per evitare queste condizioni ragazze e ragazzi sono disposti a molto, se non a tutto. Essere adeguati significa quasi sempre prestazione e forza per i ragazzi, sensualità, bellezza ed esibizione del corpo per le ragazze. Lo slogan delle ragazze sembra essere Sono come tu mi vuoi. A questo punto entrano in gioco televisione, internet, cinema e riviste, con i loro modelli esibiti in ogni dove. L’esibizione del corpo è sempre più precoce, il ruolo della donna sempre più ingabbiato in stereotipi che codificano come essere vestita, come muoversi, cosa desiderare e come fare per ottenere ciò che si desidera. In genere questi modelli, costruiti da uomini, o da donne che pensano come uomini, prevedono comportamenti compiacenti in cui la donna è un soprammobile esibito al fine di mantenere il contatto con fruitori maschi.
Il mio invito è rivolto in modo esplicito alle famiglie; è fondamentale educare a mantenere una propria opinione, un proprio stile, i propri interessi e gusti, attribuendo valore alle idee scaturite dalla propria mente piuttosto che adeguarsi a quanto richiesto dal gruppo. Il costo per i genitori è il costante impegno, mentre per ragazzi e ragazze la gratificazione dovrà essere ricercata nella crescente autostima derivante dall’autonomia di pensiero, in alternativa al conformismo imperante.