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Single di ritorno è nuovo inizio e nella società nella quale viviamo è un’esperienza che presenta aspetti che possono spaventare, ma anche opportunità stimolanti e ricche di opportunità.

Nuovamente soli

La condizione in cui una persona non ha un legame affettivo stabile è diventata, negli ultimi decenni, una condizione che può presentarsi più volte nel corso della vita e presenta ogni volta caratteristiche differenti dal punto di vista psicologico. Il giovane adulto è single in attesa di stabilire la sua prima relazione duratura, e questa esperienza è assai diversa da quella di 40 enne che si separa dopo una lunga storia d’amore iniziata quando, magari, viveva ancora in famiglia. Il desiderio di un giovane adulto di costruire un proprio nucleo affettivo diverso dalla famiglia di origine è ricco di curiosità e privo di esperienza e vive quasi sempre un’euforia priva di dubbi e incertezze.

Il single di ritorno si trova in una condizione assai diversa, che può assumere diversi volti a seconda delle ragioni che hanno condotto a ritornare in  questa situazione. Diventare nuovamente single può rappresentare, infatti, la liberazione da un incubo nel quale ci era trovati a vivere, la fine di un sogno di un amore eterno, la possibilità di vivere apertamente una nuova relazione sinora clandestina, la liberazione da responsabilità divenute insopportabili, ma anche un’esperienza dolorosa e non desiderata.

Tralascio in questa sede lo spinoso tema della presenza di figli in una coppia che si divide. Le implicazioni di questa presenza sono assai importanti sia per i figli che per i genitori e comportano sofferenze e fatiche non trascurabili che meritano uno spazio specifico. Dunque, sono le implicazioni emotive del ritorno ala condizione di single a essere oggetto di questo post.

Rimanere single o tornare in coppia?

Per chi aveva una relazione clandestina incorso, la separazione corrisponde spesso al transito da una relazione all’atra, ma non è sempre così. Talvolta, l’amante è servito solo da traghettatore verso la libertà e non verso un nuovo rapporto stabile. In questi casi, raggiunta la libertà con l’aiuto della “ruota di scorta”, questa perde la sua funzione e cominciano a risaltare i difetti. In breve tempo, anche questa nuova coppia si scioglie per dare vita ad altri due single di ritorno.

Chi si si riscopre nelle condizioni di poter decidere per se stesso, senza dovere tenere conto di un’altra persona, può sentirsi felice, libero e curioso di poter esplorare il mondo. Alcune persone, però, vivono questo momento come perdita di senso del loro esistere. Per costoro, tutto ciò che veniva progettato e fatto insieme, oggi non è più capace di dare gioia. Single vuol dire solitudine opprimente e non opportunità di fare nuove esperienze. Se il nemico è la solitudine, la ricerca immediata di qualcuno che sollevi da questo disagio diviene la priorità. Questa condizione espone inevitabilmente a scelte frettolose che possono risultare non soddisfacenti, mettendo in moto un processo di autosvalutazione e la sensazione di non meritarsi la possibilità di vivere una relazione gratificante. Partire da una condizione di bisogno di una persona al proprio fianco per essere felice, non favorisce una scelta consapevole e rispettosa delle proprie esigenze più profonde.

Un periodo di solitudine mette in contatto con se stessi e offre la possibilità di conoscersi per rispettarsi.

La paura di ricominciare

Una volta ritrovato l’equilibrio emotivo, e a questo contribuisce certamente il passare del tempo, si pone l’interrogativo relativo al futuro. Il ricordo della sofferenza patita a causa della separazione può influenzare l’atteggiamento verso possibili nuovi partner. Se vengono percepiti come potenziali pericoli, le relazioni verranno mantenute a livello superficiale perché “lasciarsi andare” per far crescere un sentimento comporta la possibilità di tornare a stare male.

Soli a 40/50 anni

Non è mai facile cambiare le abitudini, ancora più se consolidate in anni di relazione stabile. Anche le faccende quotidiane come la spesa, le pulizie domestiche o i weekend con gli amici diventano abitudini che quando devono essere modificate producono scompiglio. Il timore del nuovo è naturale, così la “solitudine” del vivere e il dover badare a se stessi senza un punto fermo cui fare riferimento possono diventare ragioni di inquietudine. Nuovamente soli ogni volta che si deve scegliere la direzione, soli e responsabili di se stessi e privi del confronto col partner di una vita.

Gli aspetti positivi sembrano assenti in una situazione di questo genere, ma non è così. Come tutte le crisi, anche in questo caso, la frattura generata dalla separazione può essere considerata una sventura, un fallimento o una condizione dalla quale non ci si potrà mai più riprendere, oppure un momento di arricchimento, di conoscenza di sé, un punto di partenza per ricominciare a vivere pienamente la vita.

Il modo nel quale la crisi viene vissuta ne determina gli esiti. Il migliore di questi esiti si verifica il cambiamento viene visto come faticoso, ma ricco di ottime prospettive derivanti dal “nuovo” che si prospetta.

Nuovamente soli non significa sventura, ma possibilità di vivere nuove esperienze, spesso entusiasmanti, in quanto capaci di stimolare nuovamente la curiosità che è il motore della vita.