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Quando lui, o lei, è ossessionato dallo sporco, dai batteri e dai virus, la casa deve essere tenuta pulita, rispettando standard di pulizia che saranno percepiti dall’altra persona come esagerati. La mattina del sabato può diventare un incubo per chi pensa che la casa sia sufficientemente pulita e in ordine, ma deve sottoporsi a un puntuale turno di aspirapolvere, stracci e detersivi, per soddisfared esigenze non sue.

Tu pulisci dove è già pulito!

Quando gli standard cui adeguarsi sono così diversi, è probabile che vengano adottati quelli più rigidi. Il disagio che proverebbe chi teme in modo elevato le bestie microscopiche, sarebbe difficilmente gestibile a livello emotivo. Senza arrivare alle vere e poroprie fobie, la pulizia di casa desiderata può essere così diversa tra partner, da poter generare conflitto.

Chi accetta maggiormente il disordine, e un pulito imperfetto, potrebbe avre la sensazione di dover pulire dove pensa sia già pulito, a mettere ordine in ambienti che gli sembrano ordinati, dove sarebbe in grado di trovare tutto. Ordine e pulizia, a parte in sala operatoria, dove gli standard elevati sono una necessità riconosciuta da tutti, sono soggettivi.

Pulire per allontanare i pensieri intrusivi

Quando una persona sente un bisogno elevato e costante di tenere sotto controllo il livello di pulizia degli ambienti che frequenta, e questo bisogno si esprime in pensieri ricorrenti e intrusivi, possiamo definire questi pensieri con la parola ossessioni. La strategia spontaneamente usata per non sentirsi invasi da questi pensieri, è quella di assecondare le loro richieste, ovvero mettere in atto delle compulsioni, nel caso delle pulizie naturalmente si tratta di pulire, senza considerare se sia o meno pulito.

L’ansia solitamente sperimentata in presenza delle ossessioni, tende a spegnersi proprio attraverso i comportamenti compulsivi che assecondano le richieste dei pensieri ossessivi. Il meccanismo è Pensiero intrusivo (ossessione) –> Ansia –> Comportamento coatto (compulsione) –> riduzione dell’ansia.

Il/La partner che non subisce l’influenza di questi pensieri intrusivi, non ha nemmeno bisogno di mettere in atto i comportamenti compulsivi per ridurre i livelli di ansia, e pertanto li vive come eccessivi e inutili.

Uscire da questo circolo

Esistono cure che danno buoni risultati con questo disturbo. Riporto il link a uno dei siti che ne parlano in modo semplice ma esaustivo ai fini di questo articolo.

fonte: https://www.ospedalemarialuigia.it/

Cure psicologiche

Uno degli interventi psicologici più efficaci nella cura del disturbo ossessivo compulsivo è l’Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP). Questa cura prevede l’esposizione del paziente a stimoli che provocano le ossessioni (ad esempio toccare qualcosa di sporco). Una volta esposto il paziente, si evita che questi metta in atto i comportamenti compulsivi lasciando che l’ansia si plachi naturalmente. Questa tipologia di cura, nonostante abbia mostrato ottimi risultati, risulta molto stressante ed evidenzia alti tassi di abbandono.

A partire da questi trattamenti ad orientamento comportamentale si sono sviluppate le cosidette terapie comportamentali di terza generazione, tra cui l’Acceptance and Commitment Therapy che, sempre orientate dai principi del comportamentismo, utilizzano modalità metacognitive per gestire in modo più funzionale le emozioni. Anche gli approcci psicoterapeutici cognitivo-comportamentali classici si sono dimostrati efficaci nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo.

Cure farmacologiche

Le cure farmacologiche di elezione per il disturbo ossessivo compulsivo sono quelle che hanno effetti sul sistema serotoninergico. In particolare molti SSRI hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento del DOC, riducendo i sintomi in modo significativo, migliorando il tono dell’umore e riducendo l’ansia. E’ comunque importante sottolineare che, nella cura di questi disturbi, la terapia farmacologica può essere diversa tra individuo ed individuo, sia per la scelta del farmaco che per la posologia. Per queste ragioni è sempre importante affidarsi al proprio medico psichiatra per una corretta cura farmacologica che tenga conto delle variabili individuali del soggetto.