Il mio Natale, come quello di molte persone arrivando alla 2ª età avanzata, sul confine della 3ª età per capirci, osserva che le persone che hanno accompagnato la loro vita non sono più presenti, o sono arrivate al punto di tirare le somme di una vita ormai agli sgoccioli. Il Natale dedicato alla nostra infanzia, che genitori, nonni e zii organizzavano apposta per noi, è impresso nella mente di quei bambini che, come me, sono stati fortunati e hanno avuto persone amorevoli. Anche i più fortunati non possono rimanere bambini e la vita mette tutti in contatto con gli aspetti più faticosi e pieni di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri.
Oggi, come per tutti, osservo un contesto disincantato nel quale posso solo dire a me stesso di essere stato e di essere ancora oggi fortunato. La mia gratitudine per la vita che vivo e ho vissuto è merito delle persone che non ci sono più, o non sono più in grado di tranquillizzare le mie inquietudini, prese come sono a fare i conti con la paura della sofferenza e della morte.
Così, guardo i luoghi della mia infanzia, e vedo tante persone che oggi sono solo nei miei ricordi. Eppure, ci sono state e mi hanno permesso di crescere nella spensieratezza che non sapevo apprezzare. Oggi quella spensieratezza che cerco di regalare a mio figlio, spero che gli possa offrire serenità forza e certezza di potercela fare quando io non ci sarò più.
Il mio Natale, impoverito dalle persone che mi hanno accompagnato nell’infanzia, è ricco di gratitudine perché ci sono state e sono presenti nei miei ricordi e nelle mie azioni.