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La violenza, spesso domestica, sulle donne di tutto il mondo è un fenomeno così grave e al contempo così assurdo, da richiedere che tutti insieme si operi per cambiare la natura delle relazioni umane e dei relativi comportamenti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di differenziare i comportamenti umani da quelli che attribuiamo alle specie inferiori e che etichettiamo come bestiali. Se è vero che i comportamenti virtuosi, quelli che favoriscono il proseguimento della specie, vengono favoriti dalla selezione naturale, nell’essere umano il meccanismo sembra essersi inceppato. La violenza gratuita, senza fini evolutivi, con l’aggravante della crudeltà e la negazione dei diritti umani culturalmente sanciti, è tuttora presente nelle relazioni umane anche quando pensiamo debbano caratterizzarsi per la presenza di affetto, amore, cooperazione paritetica, dolcezza e partecipazione emotiva. I numeri delle violenze sulle donne da parte di uomini a loro vicini sono impressionanti: in Italia ogni 2 / 3 giorni viene uccisa una donna e non si conoscono i numeri reali delle violenze domestiche consumate ogni giorno. Le violenze possono essere fisiche ma anche psicologiche e queste ultime non sono meno dolorose delle prime. Dietro le parole coppia, amore, sesso e famiglia si nascondono possessività, gelosia, follia, violenza, costrizione, minacce, sottomissione e percosse che spesso portano alla morte delle vittime. Come si possono spiegare comportamenti così distruttivi tra individui della stessa specie e che inoltre dichiarano di volersi bene? Perché gli uomini considerano le loro compagne alla stregua di oggetti dei quali disporre fino al punto di dare loro la morte? Il sesso presunto forte usa la prevaricazione fisica e psicologica per affermare il proprio potere ma non si tratta di forza bensì di fragilità che assume la forma dell’arroganza e dell’aggressività. Come possono sottrarsi a questo destino le donne che incontrano uomini inclini alla violenza? La prima e fondamentale regola consiste nel considerare il primo atto violento come il probabile inizio di una lunga serie alla quale è bene sottrarsi fin da subito. In ogni regione italiana sono presenti centri anti violenza pronti ad accogliere le donne anche dopo il primo atto violento subito. L’invito a rivolgersi a queste strutture rimane spesso inascoltato perché le donne tendono a giustificare gli atti violenti e a colpevolizzare se stesse considerandosi inadeguate e incapaci di poter rinunciare alla vicinanza del proprio carnefice. Il violento compagno è quasi sempre la faccia oscura di un uomo rispettabile che sa anche essere attento e apparentemente capace di empatia e comprensione. La cieca rabbia e talvolta la premeditazione, esplodono e colpiscono senza alcuna pietà gli oggetti della propria ira che poco prima erano mogli, amanti, amiche o confidenti.

La violenza non è il vostro destino e potete spezzare le catene al primo segnale di mancanza di rispetto per l’umanità che risiede in voi.