Le famiglie di origine dei partner rappresentano spesso, per la coppia, motivo di disagio, discussione e conflitto. Una delle ragioni più diffuse è l’ingerenza in questioni quali l’educazione dei figli e il mantenimento di rapporti più o me stretti con le rispettive famiglie, con tanto di abitudini e riti consolidati. Il pranzo della domenica a casa dei suoceri può trasformarsi da piacere occasionale, in obbligo imposto, al quale non è possibile sottrarsi. Coomentie giudizi dei suoceri, su come vengono educati i nipoti, sono vissuti in modo non sempre sereno da generi e nuore.
La lamentela viene sovente rappresentata come l’eccessivo legame del partner alla famiglia di origine e l’incapacità di prendere decisioni autonome da mamma e papà, condividendole principalmente con il compagno/a.
Risulta difficile stabilire come debba essere un legame giusto con la propria famiglia. Il confine tra piacere e vincolo è labile. Il dialogo e la ricerca di una mediazione è naturalmente la via privilegiata ,ma talvolta risulta difficile prendere posizioni che sembrano allontanare i propri genitori a favore del partner.
La mia opinione è che ciascuno debba saper mettere un argine alla propria famiglia di origine (qualora provochi disagio alla propria relazione), attribuendo alla coppia il diritto di decidere su se stessa e sui propri figli. Non sempre questo confine viene accettato e vissuto in modo sereno, ma con gentilezza e fermezza, la coppia dovrebbe trovare e mantenere il proprio equilibrio come risultato di discussioni, confronti, ragionamenti e aggiustamenti progressivi.
Talvolta capita di sentir dire che il proprio lui/lei e rimasto figlio/a e non è diventato/a compagno/a. Questa frase esprime da sola la sensazione di essere in secondo piano rispetto alla famiglia del partner, di non essere l’interlocutore privilegiato con il quale confrontarsi per prendere le decisioni. Si tratta di un disagio che può, col tempo, generare conflitti e senso di esclusione.
Cosa può fare il partner che si sente messo in secondo piano?
La terapia di coppia è un ottimo strumento per sensibilizzare e cercare un punto di incontro, ma non sempre entrambi i partner condividono questa soluzione. Rimane la ricerca del dialogo su questi argomenti con l’obiettivo di esprimere gentilmente il proprio disagio prima che generi rabbia e risentimento, ma questa regola vale un po’ per tutti i problemi relazionali.
Quando l’altro non ci sente, ci troviamo di fronte alla dinamica del Io Ho Ragione, Tu Hai Torto (Tu Esageri, Non È Vero che … ecc.) e necessita che i soggetti prendano coscienza che entrambi hanno da perdere mantenendo lo status quo, in termini di armonia, serenità e felicità coniugale. Se questi argomenti non sono in grado di mettere in moto una sana dialettica volta al cambiamento, bisogna forse interrogarsi sulla reale volontà e possibilità di stare bene insieme e sul significato dell’amore che viene declamato.