Il conflitto tra i membri di una coppia è una normale manifestazione della natura umana e può rappresentare un importante momento di crescita e miglioramento delle relazioni.
Purtroppo non viene sempre percepito in questo modo, ma vissuto come un momento doloroso, insostenibile, irrisolvibile e segno delle proprie inadeguatezze. Il partner diventa un nemico e non un interlocutore con il quale confrontare le proprie idee. La contrapposizione cieca nella quale Io Ho Ragione quindi, Tu Hai Torto sta alla base della sofferenza della coppia e di conseguenza della famiglia nel suo complesso. In molti casi, assistiamo a manifestazioni di aggressività reciproca, o di uno solo dei partner, cui l’altro oppone un atteggiamento passivo. L’aggressività del momento di conflitto, col passare del tempo, lascia il passo a sensi di colpa per l’incapacità di funzionare come diade e diventa un ulteriore ragione di sofferenza. I figli, sensibili al clima familiare, mostrano il loro disagio con comportamenti di aggressività, tristezza, protesta, isolamento ecc., amplificando ulteriormente la contrapposizione tra i genitori.
Le ragioni più comuni che portano le coppie al conflitto sono l’educazione dei figli, la sessualità, la divisione dei compiti domestici, la gestione del denaro, i rapporti con le famiglie di origine, le idee sulla politica e la religione e sicuramente la vostra esperienza può allungare l’elenco. La domanda cui tutti vorrebbero poter dare risposta riguarda le strategie più efficaci per affrontare e, possibilmente, risolvere in modo definitivo i conflitti che nel corso della vita di coppia ci si trova a dover affrontare.
Le strategie e le competenze vengono apprese in famiglia, prendendo la propria come modello, cui poi aggiungiamo la nostra esperienza. In ciascuno, rimane però l’imprinting di come i conflitti venivano affrontati in casa; civile contrapposizione, litigio verbalmente violento o violenza fisica. Assistere a questi scenari produce, come si può immaginare, la sensazione di potersi permettere il conflitto in quanto normale aspetto della vita relazionale, oppure viverlo come un potenziale evento distruttivo da evitare o da riprodurre come vissuto nella propria famiglia di origine.
Il conflitto, in linea generale, quando viene affrontato con rispetto dell’altro, è una opportunità per confrontare le idee e trovare strategie più efficaci insieme. Nella mia esperienza, ogni conflitto lasciato in sospeso, nella speranza che finisca per sciogliersi da solo col tempo, in realtà fa sedimentare rancore, distanza, risentimento e altri sentimenti che si dimostrano distruttivi. Non sempre le coppie arrivano a separarsi e continuano a vivere nella sofferenza prodotta dalla loro distanza emotiva che si è strutturata nel tempo. I partner finiscono per non volersi più impegnare e pretendono che sia l’altro a cambiare i propri comportamenti.
Talvolta sembra scontato chi sia responsabile dei conflitti; in realtà i partner partecipano quasi sempre equamente alle dinamiche negative che generano i conflitti. Il primo passo da farsi è prendere coscienza di quanto desideriamo e siamo disposti a impegnarci per far cambiare le cose, quanto crediamo nella coppia e quanto rimane della stima nel nostro partner che avevamo in precedenza. Senza aver chiarito questi aspetti, ogni comportamento rischia di essere solo una reazione automatica che non fa altro che aumentare il conflitto. Se scegliamo di cercare insieme una soluzione, dobbiamo dircelo, essere leali e andare insieme nella stessa direzione.