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Introduzione alle dipendenze

Nella società contemporanea, il lavoro è spesso considerato un valore assoluto: simbolo di successo, realizzazione e rispetto sociale. Tuttavia, quando la dedizione lavorativa supera i confini del benessere personale e relazionale, può trasformarsi in una vera e propria dipendenza patologica: il workaholism, o dipendenza da lavoro. Il workaholism è una dipendenza mascherata da efficienza e senso del dovere, ma in realtà portatrice di profondo disagio emotivo e familiare.

Dal piacere all’ossessione

Il workaholism  fa parte del gruppo delle “new addictions”, cioè dipendenze comportamentali che non implicano l’uso di sostanze, ma attività lecite e socialmente approvate, come il gioco, lo shopping o l’uso dei social. Come tutte le addiction, nasce da un comportamento che inizialmente procura piacere o sollievo, ma che col tempo diventa incontrollabile.

Il soggetto workaholic è spinto dal bisogno compulsivo di lavorare senza sosta. La gratificazione che prova nell’attività lavorativa è solo apparente. Dietro, infatti, c’è la fuga da emozioni dolorose come ansia, solitudine, senso di vuoto o inadeguatezza. Il lavoro diventa così una “droga legale”, una via di fuga dal mondo emotivo.

Come è cambiato il rapporto con il lavoro

Un tempo esisteva una netta distinzione tra la sfera privata e quella lavorativa: orari fissi, pause in famiglia e uffici chiusi la sera. Oggi, con la tecnologia e lo smart working, i confini si sono dissolti. Il telefono e il computer portano il lavoro ovunque e in qualsiasi momento.

In questa società iperproduttiva, chi lavora troppo viene spesso lodato e ammirato, non riconosciuto come portatore di un disagio. L’Italia, “Repubblica fondata sul lavoro”, culturalmente fatica a concepire l’eccesso di dedizione come una forma di malessere.

Eppure, la ricerca mostra che un’ampia fetta della popolazione lavorativa manifesta tratti di dipendenza da lavoro, con conseguenze gravi per la salute fisica, psicologica e relazionale.

Chi è il dipendente da lavoro?

Il workaholic è un individuo che non riesce a smettere di lavorare, anche quando ne riconosce le conseguenze negative. Spesso si tratta di persone perfezioniste, incapaci di delegare, dominate da un forte bisogno di controllo e da un’autostima fragile, interamente basata sui risultati professionali. La dipendenza non riguarda solo manager o imprenditori, ma può colpire anche casalinghe, disoccupati e persino bambini, spinti a eccellere in modo ossessivo.

Le fasi della dipendenza

Come altre forme di addiction, anche il workaholism evolve in fasi successive e sempre più gravi. La prima, in cui il lavoro dà piacere e soddisfazione. La seconda, in cui viene sviluppata assuefazione e in cui si assiste al progressivo allontanamento dalle relazioni. La terza, il cui il problema si cronicizza e il soggetto lavora anche di notte o nei giorni festivi, usa sostanze stimolanti e sviluppa disturbi fisici o psichici gravi.

Il rischio estremo è rappresentato dal “karoshi”, termine giapponese che significa “morte per troppo lavoro”.

Quando il sistema famiglia entra in crisi

Il workaholism non colpisce solo chi ne soffre, ma l’intero sistema familiare del quale fa parte, anche se spesso il contesto di origine contribuisce a generare la dipendenza stessa. Famiglie rigide, disfunzionali o iperorganizzate, che impongono regole ferree o trasmettono il mito del sacrificio lavorativo come unico mezzo di valore personale, possono infatti contribuire allo sviluppo di questa forma di dipendenza comportamentale.

Nel nucleo familiare attuale, il workaholic tende a mantenere un atteggiamento autoritario e distaccato: non comunica, trascura partner e figli, e deresponsabilizza se stesso dal ruolo genitoriale. Ricorrenze importanti come compleanni e anniversari vengono dimenticate, lasciando il segno nelle relazioni interpersonali. Le conseguenze sono devastanti: isolamento, conflitti, abbandono emotivo, alto rischio di separazione o divorzio.

Il danno genitoriale

Nelle coppie con figli, il workaholism crea una frattura profonda. Un genitore assente o emotivamente irraggiungibile genera nei figli sentimenti di abbandono, ansia, senso di inadeguatezza e bisogno di compensazione attraverso comportamenti iperattivi o dipendenze simili.

Molti bambini crescono “adultizzati”, costretti a prendersi cura dei fratelli o dei genitori. Altri sviluppano tratti di perfezionismo o depressione. Nei casi più gravi, si configura un “danno da mancata genitorialità”, riconosciuto anche in sede giudiziaria come lesione dei diritti del minore.

Differenze di genere

Gli studi mostrano differenze significative tra uomini e donne workaholic. Gli uomini tendono a vivere la dipendenza come espressione di potere e successo, spesso con minori livelli di stress percepito. Le donne, invece, devono conciliare lavoro e famiglia, sperimentando livelli di stress più elevati, senso di colpa e inadeguatezza. Non sentirsi mai “abbastanza” diventa una trappola che alimenta la spirale del superlavoro.

Trattamento e prevenzione

La psicoterapia individuale è il trattamento riconosciuto come efficace in questi casi. La terapia di coppia e familiare aiutano a ricostruire la comunicazione, la collaborazione e i ruoli genitoriali. Fondamentale è anche la prevenzione: educare i giovani a un equilibrio tra successo e benessere, promuovere la resilienza, il problem solving e la consapevolezza emotiva.