L’orientamento sessuale delle persone diverso da quello etero, può generare forme di disagio date per lo più dalla cultura repressiva e giudicante verso i comportamenti sessuali e affettivi che si discostano da una presunta normalità o naturalità. La potente spinta a esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale si scontra, nonostante i recenti mutamenti positivi, con una società nella quale l’omofobia è ancora molto radicata trasversalmente alle categorie sociali.
In Italia i fenomeni di omofobia sono più presenti che in altri paesi europei. In altre parti del mondo, peraltro, le cose vanno anche peggio; resistono infatti realtà nelle quali gli omosessuali vengono apertamente discriminati e perseguitati, basti pensare alle recenti leggi introdotte in Russia e alle note posizioni di alcuni paesi musulmani.
Tornando alla nostra realtà, troppo spesso si sentono dichiarazioni di accettazione degli omosessuali, purché non si vedano o non avanzino il riconoscimento di diritti. Ritengo che il fatto stesso di etichettare un individuo in base al suo orientamento sessuale, rappresenti il segno del persistere di una cultura che segrega le persone in base a delle caratteristiche personali. Le varianti della sessualità andrebbero considerate alla stregua delle varianti dei gusti alimentari, musicali, professionali o delle preferenze nell’uso del tempo libero. A nessuno verrebbe in mente di esprimere giudizi o condannare chi ascolta i Beatles, mangia spinaci o preferisce il mare alla montagna. La morale rispetto ai gusti sessuali e la classificazione di quelli normali e di quelli anormali, sembra invece radicata e avallata in taluni casi da pretese caratteristiche della naturalità di alcuni comportamenti.
Come terapeuta tengo ben presente, sin dal primo incontro, che alcuni disagi possono derivare proprio dai conflitti irrisolti tra le spinte interne e l’ambiente circostante che giudica e colpevolizza alcune varianti comportamentali. Il coming out, ovvero l’espressione pubblica del proprio orientamento sessuale, necessita in alcuni contesti di molto coraggio, necessario per far fronte alle reazioni che vengono a prodursi anche nelle persone dalle quali ci si aspetterebbe accettazione incondizionata. Mi riferisco ai genitori, agli amici e ai colleghi. Per fortuna in molti casi si tratta di paura di un giudizio che in realtà non esiste o si scioglie rapidamente. Il timore di essere rifiutati necessita, per essere affrontato, di una elaborazione più o meno lunga, durante la quale l’individuo vive la propria condizione / caratteristica come motivo di vergogna e lo induce di conseguenza a nascondersi o auto segregarsi tra i propri simili.
Quali sono le conseguenze della non semplice accettazione della propria omosessualità? I disagi sono gli stessi di molte altre condizioni nelle quali un soggetto si percepisce diverso, non accettato o rifiutato. Possono emergere così ansia, depressione, attacchi di panico, senso di inadeguatezza e insicurezza che persistono a lungo, ben oltre il momento in cui viene deciso di uscire allo scoperto. Essere omosessuale è una variante del comportamento sessuale, non una patologia. La nostra cultura fa si che molti omosessuali provino disagio psicologico a causa dell’atteggiamento negativo nei confronti dei comportamenti sessuali considerati devianti.
La psicoterapia può essere di aiuto nel processo che conduce alla piena accettazione di sé e al pieno sviluppo del potenziale inespresso.