Chi è il/la dipendente affettivo/a
La persona che dipende affettivamente spende molto tempo per la relazione, riduce le proprie attività sociali, professionali e di svago. Inoltre, si sforza di ridurre o controllare e ricercare la relazione nonostante i problemi. Richiede attenzioni emotive eccessive, le sue relazioni interpersonali sono squilibrate e prevalgono la sottomissione e l’idealizzazione del partner. La persona dipendente ha urgente bisogno dell’altro e una intensa paura dell’abbandono.
Queste persone si servono degli altri come specchio in cui poter vedere riflesso il proprio valore, in quanto il loro bisogno di riconoscimento è molto potente e influenza tutte le sfere della loro vita.
La persona dipendente ha la mente focalizzata sulla persona amata e questo può avere conseguenze nello svolgimento delle mansioni lavorative. Può verificarsi una costante mancanza di concentrazione o un sovrainvestimento con la totale dedizione al lavoro.
Le dipendenze affettive vanno distinte dal Disturbo Dipendente di Personalità nel quale prevale il bisogno di protezione e accudimento e, chi ne soffre, dipende da altre persone per le decisioni e le attività della vita quotidiana, mancando in modo significativo di autonomia.
Non posso vivere né con te né senza di te
Questa frase riassume il sentimento di chi può venire definito dipendente affettivo. Si tratta di uno stato noto da secoli, come testimonia la citazione che segue.
Lottano tra loro e tirano il mio debole cuore in opposte direzioni l’amore e l’odio ma (penso) vince l’amore. Ti odierò se potrò; altrimenti, ti amerò controvoglia: anche il toro non ama il giogo che porta, eppure porta il giogo che odia. Fuggo dalla tua infedeltà, ma mi riporta indietro la tua bellezza; detesto la tua condotta colpevole, ma amo il tuo corpo. Così non riesco a vivere né con te né senza di te.
Ovidio (Amores, 19-24 a.C.) in questo modo è stato uno dei primi a introdurre il tema della dipendenza affettiva.
Nel 1986. la psicoterapeuta americana Robin Norwood, introduce il termine “dipendenza affettiva” nel libro “Donne che amano troppo”. Scrive la Norwood:
- essere innamorate significa soffrire;
- si cerca di giustificare i malumori del partner e la sua indifferenza o si attribuiscono alla sua infanzia e si cerca quindi di aiutarlo, diventando la sua terapeuta personale;
- non ci piace il carattere, il modo di pensare o il comportamento del partner, ma «ci adattiamo» pensando che cambierà per amore;
- la relazione con l’altro mette a repentaglio il nostro benessere emotivo e in alcuni casi anche la nostra sicurezza.
Che cos’è dunque la Dipendenza affettiva?
La Dipendenza affettiva, o Love Addiction, è una forma di amore ossessivo, simbiotica e fusionale per la quale vengono sacrificate qualsiasi forma evolutiva di cambiamento e qualunque altra forma di gratificazione. Una modalità “non sana” di vivere la relazione, in genere tra due partner adulti, ma può svilupparsi anche tra genitore e figlio, tra fratelli e sorelle, tra amici, tra medico e paziente, tra psicoterapeuta e paziente, come potenzialmente all’interno di qualsiasi diade significativa. Soffrire di una dipendenza affettiva significa essere assoggettati a qualcosa di esterno che arriva a prendere il controllo della propria vita (Borgioni, 2015).
La dipendenza affettiva fa parte delle “new addiction”, che vanno distinte dalle dipendenza sino a oggi considerate.
Le New Addiction
La dipendenza affettiva non compare attualmente nei manuali psicodiagnostici internazionalmente riconosciuti. Possiamo definire questa condizione “Love Addiction“.
Le New Addiction sono dipendenze comportamentali e vanno distinte dalle dipendenze da sostanze come, ad esempio, alcol, tabacco, cannabis, allucinogeni o stimolanti. Quelle attualmente riconosciute sono:
- Gioco d’azzardo patologico;
- Dipendenza da internet;
- Dipendenza da lavoro;
- Shopping compulsivo;
- Dipendenza da attività fisica;
- Dipendenza sessuale;
- Dipendenza affettiva.
I sintomi della dipendenza affettiva
La sintomatologia è caratterizzata da
- impulsività;
- ossessività;
- compulsività;
- la persona, quando si trova col partner, prova una sensazione di ebbrezza, un piacere che non riesce a ottenere in altri modi e che gli è indispensabile per stare bene;
- tolleranza, il bisogno di aumentare la quantità di tempo da trascorrere con il partner);
- riduzione dei contatti sociali per isolarsi col partner;
- astinenza, in assenza del partner prova uno stato di disperazione che può essere
consolato soltanto con la presenza materiale dell’altro; - incapacità di controllare il proprio comportamento;
- riduzione di lucidità e capacità critica relativa a sé, alla situazione e all’altro;
- talvolta, sviluppo di paura ossessiva di perdere l’altro che si esprime attraverso la gelosia anche eccessiva che può sfociare nello stalking.
La classificazione delle Dipendenze affettive di Susan Peabody
Riporto la prima classificazione fatta da Susan Peabody (2009) per aiutare la comprensione di una condizione molto sfaccettata.
1. Forma passivo dipendete
“Tu mi salverai”
Ricerca obbligata di una figura esterna di cui il dipendente affettivo ha bisogno per il proprio equilibrio interno. L’altro diventa fondamentale per sedare l’angoscia, mantenere l’autostima e garantire coesione interna. Il partner è in genere un narcisista, o comunque un individuo freddo, distaccato e manipolativo. La persona non si sente meritevole e degna di amore.
2. Forma Co-dipendente
““Io ti salverò”
La persona co-dipendente si lega a qualcuno che si trova in uno stato di bisogno e che necessità di essere aiutato. Il partner, in genere, è una persona dipendente da sostanze o da una attività. I partner hanno reciprocamente uno bisogno dell’altro.
3. Forma aggressivo dipendente
“Invece di adattarmi alla realtà, cerco di adattare la realtà a me stesso”
L’atteggiamento rancoroso, rabbioso e persecutorio diventa uno stile primario e viene riproposto in modo costante nelle relazioni attuali come in quelle passate. Lui/lei non sarà mai in grado di prendersi cura di me, e io non sarò mai in grado di prendermi cura di lui/lei. Invece di adattarsi alla realtà, cerca di adattare la realtà a se stesso.
4. Forma controdipendente
““Io non ho bisogno”
La vergogna congela le altre emozioni, per cui il controdipendente non è in grado di provare empatia nei confronti degli altri e appare cinico e ostile. Il partner è un dipendente affettivo che si lega al controdipendente perché vi percepisce l’autonomia che sente di non avere. Il rapporto con l’altro si basa sulla manipolazione. Il controdipendente cerca di controllare l’altro per mantenere una distanza di sicurezza che garantisca il non coinvolgimento. La persona idealizza se stessa e nega il/la partner.
Trattamento delle dipendenze affettive
- Terapia comportamentale e cognitiva
- Terapia farmacologica