Due cuori e una capanna?
Come sarebbero i rapporti tra i partner di una coppia, se non esistesse il tema del denaro? Alcuni aspetti legati al governo delle entrate e delle uscite di denaro definiscono la coppia, determinano litigi, condizionano le relazioni e mantengono gli avvocati. Eccone alcuni:
- chi guadagna di più;
- come si spendono i soldi;
- la sicurezza economica se ci lasciamo;
- quanto vale il lavoro di chi si occupa della casa e della cura dei figli;
- il potere esercitato attraverso il denaro;
- amore libero da interessi economici.
La gestione del denaro nelle coppie e nelle famiglie con figli è un argomento che può generare conflitti così intensi da mettere in discussione l’esistenza stessa della coppia. Le sfumature di questo tema sono innumerevoli.
Innanzitutto, le entrate economiche possono essere fatte confluire tutte insieme, ed essere utilizzate per sostenere i bisogni familiari, oppure, i partner gestiscono separatamente le proprie risorse economiche, contribuendo alle necessità familiari in misura concordata. In entrambi i casi, è necessario un accordo su quali siano le spese necessarie, quelle dedicate all’intrattenimento e quelle che possono essere risparmiate.
Nella mia esperienza, le coppie adottano strategie di gestione del denaro che riflettono il loro bisogno di mantenere uno spazio di salvaguarda economica, nel caso che la relazione dovesse finire. Un atteggiamento, questo, che interpreto come scarsa fiducia nella possibilità che la suddivisione dei beni, in caso di necessità, avvenga in modo equo. Meglio prevenire che curare. È auspicabile non trovarsi nella condizione di litigare per i soldi in caso di separazione.
Posso perdere la dignità, ma non i soldi
Quando nascono problemi gravi tra i partner e si paventa la possibilità che la coppia si separi, lo scenario che si può aprire alla mente è simile al “si salvi chi può” e ognuno pensi a sé stesso. Il progetto comune, quando sta per naufragare, mette i singoli davanti alla necessità di sopravvivere. Rompere gli indugi e salvarsi, anche a costo di compiere azioni che, in condizioni normali, non sarebbero nemmeno state immaginate. Ovviamente, è lo scenario peggiore, ma non per questo così raro.
La propria dignità e il rispetto per l’altro da sé possono scomparire, e lasciare il posto a comportamenti meschini e privi di ogni remora morale. Per portare a casa le condizioni migliori, e non darla vinta all’ex “amore eterno“, noi esseri umani sappiamo essere assai egoisti e crudeli.
Oltre a salvaguardare sé stessi, sembra essere una priorità, rovinare il futuro della persona che era stata scelta per condividere la vita. A questo scopo, ogni azione è lecita, dalle bugie ai ricatti, dalla violenza economica a quella fisica.
Se le entrate dei partner sono sbilanciate
Le entrate dei partner sono spesso molto diverse, sia per l’impegno profuso nella carriera, sia perché in generale, gli uomini sono pagati di più delle donne per la stessa mansione. La questione però non cambia, laddove sia la donna a guadagnare più del suo compagno.
Il denaro contribuisce a definire i rapporti di potere e, spesso, esiste uno sbilanciamento retributivo a favore degli uomini. Oltre agli stipendi più alti, percepiti in molti casi dagli uomini, le donne vivono una ulteriore penalizzazione quando si dedicano alla cura dei figli, rinunciando di fatto al pieno sviluppo della carriera.
Se il denaro simboleggia il potere anche in famiglia, una posizione di vantaggio è riservata agli uomini e, in qualche modo, influenza la relazione.
Il potere del denaro e i partner
Il potere nella coppia è espresso in vari modi, di cui molti nascosti agli occhi dell’osservatore esterno. L’esercizio del potere, limita la libertà del/della partner e influenza significativamente il benessere di chi lo subisce. Il denaro è potere economico e, in alcuni casi, diviene strumento di violenza. Il controllo sul denaro in entrata e uscita, se esercitato in modo unilaterale, diventa motivo di sofferenza per chi viene escluso dalle decisioni che riguardano il nucleo.
Io pago questo, tu paghi quello
Quando ognuno gestisce le proprie entrate, è non viene alimentata una cassa comune con cui pagare le varie voci di spesa, ciascun partner si farà carico di alcune spese e non di altre..
- la spesa
- le bollette
- i figli (vestiti, libri, sport, tempo libero ecc.)
- il mutuo
- il ristorante
- le rate della macchina
- le vacanze
- i mobili
Come immaginabile, le voci di spesa hanno entità diverse. L’equilibrio, in alcune coppie, non viene raggiunto, e un partner può ritenere di spendere di più dell’altro, in valore assoluto o in relazione alle proprie entrate.
Il senso di iniquità non è di buon auspicio. Battute taglienti e risentimento avvelenano in questi casi il rapporto. L’individuo mantiene la sua centralità in questa modo di gestire il denaro, e occorrono tutte le doti relazionali e un senso di equità e giustizia, affinché tutti si sentano tranquilli.
Separazione o comunione dei beni
Il momento in cui si deve scegliere se sposarsi in regime di comunione o di separazione dei beni può generare incertezze. Mettere i reciproci patrimoni in comune, necessita di una componente di fiducia nel buon andamento della coppia. Il fatto stesso di sposarsi è un atto di fiducia e di speranza, ma la possibilità che le cose vadano diversamente è molto alta, quindi è bene pensarci insieme e approfonditamente.
Qualcuno potrebbe offendersi all’idea che il/la partner volesse la separazione dei beni. Quasi un atto di sfiducia nella persona, anziché una precauzione giustificata dall’andamento dei divorzi. Soprattutto quando i patrimoni di partenza dei coniugi sono molto differenti, anche i bisogni di autotutela sono diversi. “Mi fido, ma non si sa mai”.
Una gestione condivisa del denaro
Convogliare tutte le entrate in un solo punto di raccolta, e a quello attingere per tutte le spese, richiede molta maturità, fiducia, rispetto ed equilibrio. Infatti, oltre alle spese comuni, che vanno concordate, esistono le spese che ciascuno vorrebbe fare per sé. Per queste è necessario, come nelle coppie monoreddito, che ogni partner sappia spendere tenendo conto delle entrate complessive. Una prova di maturità per entrambi, indipendentemente dall’entità delle rispettive entrate.
Purtroppo, nei momenti di crisi, chi guadagna di più (o l’unico portatore di reddito) tende a far presente lo squilibrio, facendolo pesare proprio nei momenti di difficoltà. Non è raro, anche nel mio studio, sentire frasi come “le vacanze le ho pagate io”, “sono io che porto avanti la baracca” oppure “tu pensi solo a spendere”.
La ragione sta nel prendere atto che le scelte fatte insieme, non possono mai essere rinfacciate nei momenti di difficoltà. Per questo una donna che ha rinunciato a lavorare per occuparsi dei figli, va considerata una portatrice di reddito come il marito impegnato fuori casa.
Concludo dicendo che la gestione condivisa di entrate e uscite è possibile dove esiste il rispetto della persona, reciproco e sentito nel profondo da entrambi i partner. Le altre forme di gestione dei soldi sono transitori contratti per tutelare gli interessi dei singoli. La storia umana, in fondo, è caratterizzata da accordi economici e di salvaguardia del patrimonio, piuttosto che da relazioni basate sul sentimento reciproco.