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Critica e vilipendio segnano il destino della coppia, provocando la progressiva erosione e indebolimento dei suoi legami. Quando sono presenti, predicono l’esito della relazione nel medio ⇒ lungo periodo. La capacità distruttiva di queste azioni è ancor più evidente quando vengono reiterate quotidianamente, minando le fondamenta di qualsiasi rapporto.

Vediamo innanzitutto le definizioni di questi due comportamenti.

  • Criticare significa giudicare negativamente, biasimare, disapprovare qualcuno per il suo comportamento. Può anche essere usato nel significato di esaminare e valutare un’opera.
  • Vilipendere significa dimostrare disistima o disprezzo verso qualcuno o qualcosa, offendere, oltraggiare

Il vento, la pioggia e il ghiaccio hanno sulla roccia lo stesso effetto che critiche e vilipendio hanno sulla relazione tra due persone: la sgretolano lentamente fino a renderla così fragile da rompersi.

Tutti abbiamo necessità di mantenere l’immagine di noi stessi a un livello minimo di positività. Questo consente che le nostre interazioni sociali e il nostro agire nel mondo, in generale, siano mossi da una sufficiente dose di fiducia, che ci consenta di agire, anziché rimanere paralizzati e preda della paura del fallimento. Ogni azione e interazione producono modificazioni in positivo o in negativo della sensazione di valere come persone e di essere efficaci nella vita di tutti i giorni.

Le critiche e le manifestazioni di disistima e di disprezzo che riceviamo o che rivolgiamo a qualcuno, tolgono un piccolo mattoncino sotto i piedi di chi le riceve. Le coppie in cui queste dinamiche sono quotidiane, i mattoncini che vengono tolti determinano instabilità crescente e l’indebolirsi dei legami fondamentali per l’esistenza della coppia.

“Sei sempre la solita, non stai mai zitto, questa pasta fa schifo, sei un’incapace, guardati allo specchio, la mia ex era …”

Innanzitutto, queste frasi sono giudizi sulla persona (non su un suo comportamento), oppure esprimono giudizi assoluti che non lasciano spazio alla possibilità di un miglioramento (sempre o mai). Inoltre, il confronto con altre persone è usato per svalutare l’interlocutore.

Se provate a immaginare che queste frasi vengano rivolte a voi ogni giorno, vi renderete conto di come minino progressivamente e in profondità la vostra immagine e la vostra autostima. Con il tempo, si potrebbero delineare tre scenari alternativi con tutte le possibili sfumature intermedie

  1. Accettate questa condizione di sopraffazione verbale e psicologica, costruendovi delle giustificazioni per rimanere in questa condizione.
  2. Vi ribellate e usate le stesse armi verbali, partecipando attivamente alla costruzione di un clima conflittuale e distruttivo.
  3. Prendete consapevolezza del diritto al rispetto della vostra persona, raccogliete le vostre migliori energie e con un atto di grande coraggio e rispetto vi allontanate definitivamente dal vostro carnefice.

L’esito di ognuna delle soluzioni prospettate è sempre negativo per la persona. Decreta la fine della coppia anche se, solo nel terzo caso, avviene una vera e propria separazione. In tutti i casi, in presenza di critiche e vilipendio, la coppia smette di esistere.

Questi comportamenti sono alla base di ogni conflitto umano, ma nella coppia negano i principi fondamentali per cui essa viene a costituirsi, ovvero l’amore, il rispetto, la stima e la solidarietà.

A suggellare queste riflessioni, vi riporto le bellissime parole con cui Kahlil Gibran ne “Il profeta”, parla del matrimonio.

“Allora nuovamente parlò Almitra, e domandò:
Che cos’è il Matrimonio, o Maestro?
Ed egli rispose dicendo:
Voi siete nati insieme
e insieme starete per sempre.
Insieme, quando le bianche ali della morte
disperderanno i vostri giorni.
Insieme nella silenziosa memoria di Dio.
Vi sia spazio nella vostra unità,
e tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un con l’altra,
ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime
un moto di mare.
Riempitevi a vicenda le coppe,
ma non bevete da una coppa sola.
Datevi cibo a vicenda,
ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e siate giocondi,
ma ognuno di voi sia solo,
come sole sono le corde del liuto,
sebbene vibrino di una musica uguale.
Datevi il cuore,
ma l’uno non sia rifugio all’altro.
Poiché soltanto la mano della Vita
può contenere i vostri cuori.
Ergetevi insieme, ma non troppo vicini:
poiché il tempio ha colonne distanti,
e la quercia e il cipresso
non crescono l’una all’ombra dell’altro.”