Un giorno, quando credevi di avercela fatta
Eccola riappare; quella maledetta sensazione di fallimento. No, di aver perso tempo, no, di non aver più tempo per i miei desideri La sensazione che sia troppo tardi, che io abbia perso il treno.
Credevo ,un tempo, che ce la stessi facendo, Che stessi facendo quello che era giusto per raggiungere la mia soddisfazione, che fosse la strada giusta per arrivare ad avere famiglia , figli e soddisfazione economica . Si : ero il vincente che avrei voluto essere! Non importa il risultato finale: ero la persona che avrei voluto essere! Persino i miei difetti mi piacevano, e questo traspariva, Le cose accadevano, I risultati si vedevano e progredivo nella vita.
Un giorno credi di avere incontato la persona giusta
Ho incontrato lei, mi sono prima incuriosito, poi intenerito, emozionato, appassionato e infine, credo di essermi innamorato. E li è nata la paura di perderla.
Contemporaneamente lei come è giusto che sia, avendo un’età diversa dalla mia, con una testa diversa dalla mia, un contesto familiare e sociale diverso dal mio, ha cominciato a crescere e a provare ad affermare la sua identità.
Così, come nella sua indole, ha cominciato a criticarmi; prima le piccole cose, fino ad arrivare, piano piano, ai miei principi e ideali.
Io non ho saputo, anzi, non abbiamo saputo crescere ed evolvere insieme! Ho pensato che lei fosse la soluzione e il punto di arrivo della mia vita, la realizzazione dei miei desideri e dei sogni per i quali avevo sempre combattuto! Ed esattamente in quell’istante mi sono perso! È proprio lì che ho smesso di credere in me stesso e ho cominciato a pensare che fosse lei il valore aggiunto che mi avrebbe permesso un giorno di dire “ce l’ho fatta“!
Probabilmente è in quel momento che, ho smesso di amarla, o meglio, ho smesso di amarla in maniera pura e sincera. E si è fatta spazio, piano piano, la paura di perderla, e il mio ha cominciato a essere un amore interessato ed egoista, senza il quale non avrei potuto realizzare i miei sogni. Non sono stato capace di far diventare la situazione capace di realizzare i nostri sogni. Certo, neanche lei, è vero, ma come pretenderlo da una ragazza di venti anni o poco più? Neanche io, alla sua età, sarei stato capace di farmi carico di tale responsabilità e di perdere quella leggerezza che io, al contrario, non ho mai avuto la fortuna di avere, neanche in adolescenza.
Speravo di trovare quella spensieratezza che, o te la regalano i tuoi genitori o non ce l’avrai mai. Io non l’avevo mai ricevuta. Si probabilmente ho pensato che quella cosa che accade solo una volta su un miliardo stesse capitando proprio a me. Avevo trovato chi potesse darmi la leggerezza che non mi apparteneva. E ,invece, non avevo considerato che lei, incontrando me, aveva il diritto e l’aspettativa di far crescere ulteriormente il suo stato di leggerezza e spensieratezza. Così, invece di diventare leggero anche io, ho annullato me stesso, impedendo che diventassimo “noi“. Attesi, sperando che arrivasse il momento in cui lei fosse pronta ad assumersi la responsabilità.
Ma che diritto ho avuto io di pensare che le si potesse appesantire la sua vita? Lei non vuole preoccupazioni-. Lei, più volte, mi ha ripetuto che ha avuto la fortuna di nascere in un contesto scevro da quei pensieri quotidiani che attanaglia la gente comune. Lei si sente speciale! Sono io che non sono stato capace di esserlo . Nonostante ciò , ho cominciato a sperare che arrivasse il giorno in cui avrei trovato l’incastro perfetto perché si realizzasse il desiderio che avevamo entrambi di costruire una famiglia insieme.
Lei cercava un uomo che si occupasse della banale organizzazione quotidiana delle “basse” faccende ordinarie e io cercavo una persona che avesse un punto di vista diverso, fuori dall’ordinario, leggero come il suo. Ma non avevo fatto i conti col fatto che anche razionalizzando, una parte di me molto importante e ingombrante, aveva bisogno di sentirsi amata, desiderata e apprezzata così come era, senza essere cambiata.
Un giorno credi di poter rinunciare a te stesso
Nei giorni in cui mi chiedo chi sono, metto in dubbio tutto, cerco di capire se sono sulla strada giusta e se ho perso di vista i miei valori, lei non lo sopporta. Lei non ammette insicurezze, ma queste fanno parte di me e mi servono a ricordarmi chi sono, per ricaricarmi e ripartire con quella marcia in più che mi contraddistingue.
Oggi mi sento fallito, perso, inutile e stupido. Stupido perché sono stato lì ad aspettare a oltranza. Mentre predicavo che l’azione è la soluzione a tutti i problemi, mentre facevo il sapientone, non mi sono accorto che mi ero fermato ad aspettarla, rimanendo immobile. Sotto i colpi del dolore, ogni volta che lei se ne andava e dopo un po’ tornava, ero convinto che alla fine sarei stato premiato per la mia perseveranza. Ma alla fine come è andata?
Un giorno è tornata con un progetto di modifica della casa, di sposarci e fare figli. E quando ha ricominciato a criticarmi perché non mi comportavo esattamente come lei avrebbe voluto al fine di realizzare anche i miei sogni. Io l’ho mandata via con rabbia, dolore e delusione. Le ho detto, anzi, urlato disperatamente di uscire dalla mia vita. E ho una folle paura di aver sbagliato.
Alla fine si sarebbe trattato solo di non farla mai sentire sola, sempre al centro dell’attenzione, suscitandole emozioni quando si sveglia, portandola fuori la sera e chiamandola durante il giorno, ma assolutamente prima delle 19, così da poter organizzare la serata. Apparentemente cose semplici, ma che non consideravano le altre mie modalità di farla sentire unica a modo mio. Come lasciar passare un giorno senza sentirla, appena finito di lavorare e sperare di poter passare insieme ogni momento libero. Il problema è che voleva avere il controllo e decidere quando e dove fosse questo momento. Per me, oltre a lei, piaceva concentrarmi sul lavoro per costruire la mia indipendenza economica. e poter godere insieme dei momenti liberi in qualunque modo.
Non volevo dire di non organizzare mai nulla, ma non prevedeva di dover chiamare tutti i giorni almeno 2 volte entro le 19, altrimenti si discuteva e si generava delusione.
Un giorno devi prendere atto che …
Dopo 10 anni penso sia tardi per qualsiasi cosa; mi sembra di essermi perso per strada, che sia troppo tardi per ritrovarmi e credere di poter dire a me stesso “ce l’ho fatta”. È come se avessi perso la speranza.
Come se, avvicinandomi ai 50 anni, ci fosse una vocina (simile a quella di lei) che mi dicesse, con tono provocatorio e mortificante: “ma dove vuoi andare, cosa pensi di fare da solo?” Hai avuto la tua occasione e non ci sei riuscito. Ormai è tardi. Fai spazio agli altri, spostati e mettiti in un angolino. non vali nulla senza di lei. Questi pensieri, una volta li avrei derisi, ma oggi mi hanno logorato e creato, oltre alla secolare insicurezza che spesso ritorna, anche quel senso di fallimento e vergogna di chi non ce l’ha fatta e ha smesso di crederci.
Immagine: “Il bacio” di Auguste Rodin, uno dei baci più celebri al mondo.