Lavorare per bisogno e lavorare con piacere sono principi presenti nei primi articoli della nostra Costituzione.
Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Tutti vorremmo fare il lavoro che ci piace, ma è ancora un privilegio per pochi. Oggi, più che mai, i giovani sono lucidi nel desiderare un lavoro che piace, piuttosto che ricevere una retribuzione più alta, ma svolgere un lavoro che non riserva delle soddisfazioni. Molti obietteranno che avere un lavoro è un privilegio che le nuove generazioni non sanno apprezzare, forse perché non patiscono la fame e vedono soddisfatte alcune necessità che in precedenza erano da conquistare. Certamente, i bisogni primari relegano in secondo piano la soddisfazione e il piacere, per mettere al primo posto nelle priorità, le necessità primarie come la fame, la sete e un luogo sicuro dove rifugiarsi. Oggi, il desiderio di lavorare non solo per lo stipendio, ma anche per autorealizzarsi è molto forte nei giovani, che lo considerano una priorità.
La differenza tra lavorare per bisogno e lavorare con piacere è sostanziale e determina in larga misura il benessere psicofisico della persona. Il bisogno comporta la perdita della libertà di scelta e questo periodo storico ha visto una regressione significativa delle condizioni di benessere lavorativo. Il lavoro rimane quindi uno dei grandi temi del dibattito culturale, che rimane centrale in quanto occupa buona parte della nostra vita e determina una buona parte della nostra identità. Il lavoro qualsiasi non è più l’obiettivo, perché i lavori digitali prospettano ai giovani di unire guadagno, soddisfazione e autorealizzazione. Il lavoro di barman sulle spiagge caraibiche, per sfuggire alla schiavitù del lavoro qualsiasi in città, può essere oggi rimpiazzato da un lavoro altamente qualificato e retribuito, reso possibile dalla rivoluzione digitale.
La digitalizzazione è però solo uno strumento, il cui utilizzo consente di rendere soddisfacente il lavoro, e siccome una persona soddisfatta rende di più, alle aziende risulta conveniente facilitare la trasformazione delle modalità lavorative. Gli interessi di chi lavora e di chi produce opportunità di lavoro possono sovrapporsi, producendo un maggior numero di persone autorealizzate, ovvero soddisfatte di se stesse.
La Costituzione usa la parola dignità, come diritto di tutti. Essa si realizza non solo attraverso una retribuzione che permetta il sostentamento, qualche bene di consumo, ma si manifesta nel senso di soddisfazione che deriva dal fare un lavoro che soddisfa e consente di autorealizzarsi.
La riflessione di questo post, ispirata da Giovanni Mari (Festival della filosofia di Modena 2020), si intreccia con la sentenza della Corte Costituzionale che boccia la legge Fornero in tema di articolo 18 dello statuto dei lavoratori, riportando il diritto al lavoro sicuro, ma non sempre soddisfacente, al centro della discussione. Sicurezza e libertà, bisogno e soddisfazione, sono poli opposti che possono coesistere proprio grazie ai lavori digitali e a una nuova consapevolezza di cosa sia il diritto a un lavoro.