Migliorare l’autostima è possibile? Questa domanda è sottesa ogni qualvolta una persona dichiara di avere l’autostima bassa, di sentirsi inadeguata, di essere a disagio quando si mette a confronto con altri.
Come si può migliorare, far crescere, aumentare l’autostima?
Non esiste una risposta sicura e valida per tutte le persone, e il concetto stesso di autostima assume valore diverso per ciascuno. Qualcuno lo pensa riferito alle cose pratiche della vita, altri lo percepiscono come un sentimento indifferenziato di scarso valore nei confronti delle richieste della vita e, ancor di più, se messi a paragone con altri individui. Non si tratta quindi di essere capaci o meno di montare un mobile, ma di un disagio pervasivo che fa apparire inadeguati anche nel chiedere aiuto per farlo.
L’autostima è la sensazione di avere diritto al proprio spazio nel mondo, sereni e consci di dover affrontare le vicissitudini dell’esistere. L’umano esistere comporta difficoltà e ostacoli inevitabili; avere una buona autostima significa sentirsi in grado di superarli, al pari delle persone che abbiamo intorno a noi e che spesso ci appaiono migliori, superiori e più capaci di noi.
Per sentirsi adeguati alla vita, il sentimento di adeguatezza deve scendere in profondità dentro di noi; ci vuole tempo e attenzione costante al dialogo che abbiamo con noi stessi. Ogni volta che ci si sorprende a dare un giudizio su noi stessi, dobbiamo dire a noi stessi che quel giudice è dentro di noi e lo abbiamo alimentato per molto tempo. La relazione con le figure di attaccamento ha favorito la costruzione in noi di modelli di risposta e di dialogo interiore penalizzanti. Non dobbiamo prendercela con genitori e insegnanti che hanno fatto quello che sapevano o potevano fare, ma partire da adesso, ricostruendo la nostra storia affettiva e cambiando volontariamente i pensieri auto svalutanti che solitamente abbiamo in testa.
Per quanto riguarda le competenze pratiche è indispensabile mettersi in campo e fare, anziché evitare tutto quello che ci spaventa o in cui non ci sentiamo adeguati. Ogni piccolo risultato cambia la percezione di noi stessi in positivo, come è possibile intuire. Piccoli passi che hanno però bisogno di mettersi alla prova, sostenuti da un senso più ampio di avere valore, diritto alla soddisfazione.
Il senso profondo di valere ha necessità di una riflessione interiore più ampia. Accettare la propria storia, anche se non ci piace, è spesso doloroso e faticoso. Non è semplice, ad esempio, prendere coscienza che i genitori ci criticavano, ci svalutavano o invadevano i nostri spazi imponendoci la loro visione del mondo e cosa, secondo loro dovevamo fare o essere. La cultura di origine e il contesto nel quale siamo cresciuti, ha plasmato la visione che abbiamo di noi stessi, ovvero la nostra autostima.
Riconoscere la nostra storia può far nascere in noi sentimenti di rabbia con la vita o di risentimento verso specifiche persone. La cura consiste nel lasciare andare, perdonare, liberare gli altri del peso sulla nostra vita per prenderla in mano a partire da adesso. Decidere di cambiare la nostra vita implica decidere di farlo, ovvero guardarsi dentro e alimentare il pensiero che ci vede responsabili di noi stessi e capaci di costruire un nuovo modo di percepirci. Siamo forse stati vittime di eventi o persone, ma oggi possiamo trasformare il nostro modo di percepirci, alimentando e rendendo certa l’idea che quello che pensiamo abbia valore. Per fare questo spegniamo il giudice interiore che tende a dirci che non siamo all’altezza. Le figure intrusive che abbiamo avuto come costruttori della nostra autostima, ci hanno implicitamente insegnato a dipendere da qualcuno esterno a noi. Pensando di proteggerci ci hanno indebolito. Pensando di indicarci la strada giusta, la loro ovviamente, hanno distrutto la nostra indipendenza. Dobbiamo sapere che quelle che ci hanno inculcato erano le loro idee e non la verità. Distaccarsi da questa visione fragile e inadatta di noi stessi è un processo che richiede consapevolezza di potercela fare e la volontà di attivarsi.
Può essere necessario farsi aiutare, ma in questo caso chiedere aiuto non significa dipendere da qualcuno bensì costruire un nuovo modello di relazione col mondo attraverso relazioni che vogliano renderci liberi anziché dipendenti e spaventati.