Pensare in modo diverso per provare la gioia di vivere
Il disagio psicologico, spesso una vera e propria sofferenza, affonda le sue radici nei nostri pensieri, nelle emozioni negative che ci travolgono e nelle ripercussioni fisiche che ne conseguono. È davvero possibile cambiare il nostro modo di pensare, percepire la realtà esterna, rappresentarla dentro di noi in modo meno drammatico?La risposta a questa domanda è sì, ma dobbiamo essere consapevoli che il cambiamento è il frutto della volontà e della disciplina interna. Abbiamo passato alcuni decenni comportandoci più o meno nello stesso modo, così da costruire schemi che, ripetuti migliaia di volte, ci appaiono oggi come il nostro modo di essere immodificabile perchè siamo fatti così. Per nostra fortuna, la volontà e alcuni fattori esterni come eventi della vita o l’aiuto di una persona in grado di guidare un processo di cambiamento, possono davvero produrre modificazioni della vita interiore, e quindi del comportamento, delle persone. La ricostruzione del proprio passato, con gli eventi che possono averci ferito, è solo un passo di processo di cambiamento che deve basarsi sulla ferma volontà di mettere fine al disagio interiore. Il passato ha lasciato indenni poche persone. Quando vediamo qualcuno che pensiamo o sappiamo essere felice, dobbiamo ipotizzare che quello che conosciamo è un essere umano che ha imparato a governare e riassettare le proprie abitudini che non erano più utili alla sua vita. Questo cambiamento ha avuto un suo prezzo. Infatti, se avesse lasciato agire i suoi automatismi, avrebbe risposto sempre allo stesso modo alle sollecitazioni ambientali e avrebbe costruto rappresentazioni del mondo sempre uguali e pericolose. Quella che tenderemmo a mettere in atto è la risposta che abbiamo cominciato a utilizzare chissà quanto tempo fa, chissà in quale contesto che ci sembrava potenzialmente pericoloso, ma che oggi, forse, non è più lo stesso. La paura di essere abbandonati, di non essere amati, di non essere abbastanza bravi, di non venire riconosciuti come persone degne di amore e rispetto, la percezione di pericolo imminente o di non riuscire a portare a termine gli impegni della vita, sono in molti casi pensieri e percezioni costruitisi in un lontano passato, in un contesto completamente mutato e nella relazione con persone che non ci sono più. Eppure, la risposta non cambia. Un altro meccanismo automatico che genera sofferenza è quelloche fa oscillare costantemente tra passato e futuro, tra dolori che oggi sono terminati e un futuro incerto e, in ogni caso, non prevedibile.
Una volta divenuti consapevoli dei propri automatismi, volontà e disciplina servono per tenersi sotto osservazione. Dobbiamo riconoscere quando la nostra mente si sta muovendo seguendo schemi che non sono più funzionali al benessere. Se, ad esempio, la mia compagna o compagno non sono presenti come vorrei, e mi sento abbandonato o non accudito, non dobbiamo escludere che, in realtà, le sue assenze siano fisiologiche nella vita di una coppia, ma che stiamo stiamo vivendo gli eventi attuali con la mente di un bambino che non veniva accudito quanto avrebbe voluto. È bene sottolineare che, anche in questo caso, il bambino, a suo tempo non fosse affatto stato abbandonato ma avesse vissuto delle situazioni in termini di mancato accudimento ricevuto.
Non volendo addentrarmi in infiniti esempi di quanto illustrato sopra, ribadisco che oggi non dobbiamo necessariamente percepire il mondo alla luce del passato, ma alla luce di quanto ci sta innanzi in questo preciso momento.