Avrei voluto fare l’estetista, ma i miei genitori insistettero perché studiassi ragioneria. Mi dicevano che avrei trovato sicuramente lavoro, magari in banca, mentre l’estetista avrebbe fatto la fame. Oggi faccio la ragioniera, il mio lavoro non mi piace, mentre le estetiste hanno tantissimo lavoro, soprattutto da quando anche gli uomini hanno messo attenzione e denaro nella cura del corpo.
Sognavo di fare la hostess. Volevo viaggiare e imparare le lingue, ma ho abbandonato i miei sogni per diventare avvocato e lavorare nello studio di papà.
Esiste, in molti genitori, la volontà di spingere i figli verso condizioni sicure, anche quando queste sono ben lontane dalle aspirazioni dei diretti interessati. In questi casi, la sicurezza è rappresentata da criteri stabiliti dai genitori, sulla base della propria esperienza.
Chi ha conosciuto la guerra e la povertà, ad esempio, potrebbe auspicare, per i figli, la sicurezza economica, una famiglia stabile, o la crescita di prestigio sociale. Questi criteri avevano senso per quella generazione, affamata e impaurita, ma non soddisfano le nuove generazioni, abituate a mangiare regolarmente, ad avere case riscaldate, a fare bagni caldi e sposarsi per amore.
Oltre all’adozione di valori propri per consigliare i figli, vengono confuse e sovrapposte le inclinazioni naturali dei figli; per esempio, la facilità di apprendimento della matematica, con quello che i figli vorrebbero fare. Avere facilità nella matematica, infatti, non significa desiderare di studiare economia. Questa è la deduzione dei genitori che potrebbero vedere negli studi economici, sicuri sbocchi lavorativi.
I desideri e i sogni dei figli sono spesso trascurati per una presunta visione pragmatica della vita lavorativa. Bisogna studiare quello che serve alla società per essere sicuri di trovare un buon impiego, con tanti saluti alle aspirazioni, alla felicità e allo sviluppo del potenziale umano. L’autostima è pronta per essere sepolta in nome della sicurezza.
Se ai miei corsi dedicati all’autostima, incontro tante persone che fanno lavori sgraditi, non è solo il bisogno di adattarsi a quello che c’é, ma l’idea radicata che le aspirazioni possano essere sacrificate, e così, dietro la domanda d’obbligo “cosa ti piacerebbe fare da grande, i genitori hanno pronta la loro risposta, i loro consigli e non ascoltano i figli, anche quando ci sono chiari desideri e passioni.
Ancora più semplice per i genitori, è imporre il progetto “sicurezza“, se i figli sono indecisi e quindi permeabili al parole dei genitori. In questo caso, le frustrazioni represse di papà e mamma possono essere riversate sui figli per guarire le antiche ferite, e sperare che i figli svolgano la professione che avrebbero voluto per se stessi.
Volere la sicurezza dei figli potrebbe essere trasformata in volere la felicità dei figli. Se pensate che pretendere di essere felici sia troppo per loro, sappiate che cercare la felicità condurrà a trovare anche la sicurezza, ma non viceversa. Aiutandoli a esprimere la loro creatività e i loro sogni, li aiuterete a mettere le basi affinché vadano a letto sereni e speranzosi che venga presto il nuovo giorno, per riprendere la meravigliosa esperienza della vita.
Anziché una lettura, coma a volte mi capita, vi suggerisco una canzone che sono certo meriti la vostra attenzione: Sogna ragazzo sogna di Roberto Vecchioni