Il Viaggio è la meta è uno slogan della vita felice. Racchiude, infatti, l’essenza della vita vissuta e non della speranza di una condizione libera da ostacoli, priva di problemi da risolvere e tensioni da sopportare. A qualcuno questa affermazione potrebbe apparire ovvia, ma per molti altri non lo è affatto. Le persone ansiose, per esempio, tendono a concentrare l’attenzione sul punto di arrivo, affannandosi per raggiungerlo al più presto. Un solo momento nel quale provare piacere e alleviare la tensione. Gli impegni, le cose da fare, gli appuntamenti e tutto quanto li aspetta durante la giornata, sono vissuti come urgenti, da affrontare subito e frettolosamente, per non averli più davanti. Questo atteggiamento fa vivere in tensione, di fretta e sempre in ritardo, con lo scopo di eliminare la fonte di preoccupazione. Va di moda lo slogan che suggerisce di vivere nel qui e ora, ma va chi va di fretta si chiede come si fa. Portare i bambini a scuola e andarli a riprendere, correre al lavoro, lavorare, andare a fare la spesa e tutto quanto partecipa della nostra giornata, è parte della vita che stiamo vivendo e non degli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della meta. Se andiamo in montagna per una lunga camminata, e abbiamo in testa lungo tutto il cammino, il rifugio che ci aspetta e ci consentirà di riposare, mangiare la polenta e prendere il sole, non godremo fino in fondo della camminata e quanto potremo incontrare. La meta non è il rifugio, ma la passeggiata. Il viaggio con lo zaino in spalla procura molto più godimento se accettiamo il peso dello zaino mentre visitiamo il mondo. Altrimenti, potremmo ritrovarci a correre in albergo, disfare lo zaino, mettere la biancheria nei cassetti, mentre nel frattempo arriva sera. L’ansia di avere tutto in ordine, di arrivare a destinazione, di togliersi i problemi, toglie il gusto del viaggio. Se aspettiamo che tutto sia perfetto nella nostra vita, non faremo mai niente. Il viaggio, infatti, è pieno di ostacoli mescolati alle gratificazioni.Mi vengono in mente alcuni genitori, che riducono i propri spazi dedicati al piacere, in funzione dei figli. Non ho più tempo per me; prepara i figli, portali a scuola, valli a riprendere, portali al parco, aiutali a fare i compiti, preparagli la cena, mettili a letto e poi metti in ordine la casa; quando ho finito sono stravolta (mamma di Sofia). Raccontata così sembra la rappresentazione dantesca dell’inferno. Mi vengono in mente genitori che da anni non vanno al cinema perché i figli non lasciano loro tempo ed energie da dedicare alla coppia. Ci andremo quando i bambini saranno diventati grandi. Riprendendo l’immagine della passeggiata, quando saranno arrivati al rifugio in cima al monte, si godranno il meritato riposo, ma la vita, nel frattempo, sarà scivolata via tra le loro dita. Il viaggio, con le sue fatiche, è la meta. La vita è quello che stiamo facendo in questo momento, che ci piaccia o meno. Possiamo attivarci per cambiarla e possiamo iniziare subito, dismettendo l’atteggiamento vittimista e inesorabilmente intrappolato in una situazione immodificabile. Appena avremo fatto qualcosa, la nostra autostima ne risentirà in modo positivo. Io posso fare qualcosa per me, come risultato del proprio agire, produce motivazione e fiducia che nessun altro può darci.