Il sesso, nella nostra cultura, è uscito dall’angolo buio nel quale era relegato e dal quale poteva uscire solo in privato o di nascosto. È divenuto pubblico, esplicito, disponibile,fruibile anche in modo virtuale, fonte di facile e intenso piacere slegato dalla sua funzione riproduttiva. Vietato ai minori, rappresentava un tempo lo spartiacque che delimitava il territorio dove si poteva avere accesso ai contenuti sessuali espliciti. I ragazzi potevano, con una certa difficoltà avere accesso ai contenuti proibiti, sapendo di trasgredire e, in ogni caso, in modo limitato dalle difficoltà di accesso. Le fantasie, il desiderio e l’immaginazione preparavano per lungo tempo a una esperienza che, quando arrivava, trovava i ragazzi e le ragazze più pronti a viverla perchè avevano avuto il tempo per pensarla, immaginarla, rappresentarla.
Come ricorda Alberto Pellai nel suo libro Tutto Troppo Presto, web, celluari e pc hanno incrociato il percorso di sviluppo e di educazione sessuale dei nostri figli, perché li mettono in contatto diretto con il mondo e consentono loro di esplorare in totale autonomia territori per i quali potrebbero non avere le giuste competenze, sul piano sia cognitivo, sia emotivo (Pellai A., 2015, De Agostini). Internet offre facile e rapido accesso a contenuti sessuali che, nel caso dei giovani, possono risultare tanto stimolanti quanto in grado di coglierli impreparati sul piano emotivo, incapaci di attribuire significato a quello che vedono.
Chat, forum e siti di incontri espongono i giovani al contatto con persone che potrebbero fare un uso sbagliato della curiosità e dell’ingenuità dei ragazzi. La raccomandazione di non prendere caramelle dagli sconosciuti (caramelle presunte piene di droga) che un tempo i genitori facevano ai figli, testimonia come i pericoli erano circoscritti e controllabili abbastanza facilmente. La rete costringe i genitori a cambiare strategia, aggiungendo alla necessità di controllare cosa fanno i figli, l’urgenza di educarli all’uso di strumenti che sovente conoscono meglio dei genitori. Questi ultimi non possono limitarsi a dare generiche indicazioni sull’uso della reta, ma devono monitorare costantemente, senza sottovalutare l’impatto di internet sulle menti ancora in fase di maturazione dei ragazzi.
Come i genitori accompagnano e vanno a riprendere i figli in occasione delle prime uscite serali, così come aspettano i ragazzi all’uscita dalle prime serate in discoteca, la navigazione sulla reta va accompagnata in quanto territorio stimolante ma ricco di potenziali insidie per chi non sa riconoscerle. Dunque, cosa fanno i figli, chiusi in cameretta con un computer collegato alla rete, lo dovremmo sapere. È necessario sapere non solo se si toccano, non solo se chattano, non solo se studiano, ma con cosa e con chi fanno tutto questo.
Solo pochi anni fa, i ragazzi chiusi in cameretta potevano masturbarsi con qualche giornale reperito faticosamente. Oggi la stessa attività possono svolgerla con sconosciuti e con immagini che li colpiscono troppo precocemente. Infine, ma direi, in principio per importanza, va ricordato che per intervenire in caso di pericolo, e trovare una porta aperta al dialogo, è fondamentale aver costruito giorno per giorno la propria credibilità di genitori, attraverso comportamenti coerenti, fermi, chiari, precisi, rispettosi del pensiero dei figli, mantenendo le promesse, stabilendo delle regole, condividendole e facendole rispettare. Quanto detto ascoltando quello che i figli ci dicono, anche tra le righe, perché la loro spontaneità non prevede filtri e di conseguenza quello che dicono corrisponde a quello che provano dentro.