Le vacanze, quando vanno bene, permettono di sperimentare stati fisici e mentali assai piacevoli in termini di rilassatezza, energie disponibili, stati d’animo, atteggiamenti versogli altri e verso noi stessi, creatività, curiosità, pazienza, leggerezza e infine desiderio di prolungare queste esperienze anche nella vita di tutti i giorni. Proprio il desiderio di vivere questa estasi nella quotidianità, rappresenta uno spunto di riflessione che permette di mantenere fede ai tanti buoni propositi fatti durante le vacanze.
Quali sono i fattori chiave del benessere psicofisico che vengono a prodursi in vacanza e che si dissolvono sulla via del ritorno? Molte volte ho sentito esprimere il desiderio di andare a vivere ai Caraibi vendendo bibite sulla spiaggia e vestendo in costume tutto l’anno, oppure in campagna coltivando la terra e allevando animali; in altri casi, l’obiettivo delle persone riguarda la possibilità di gestire autonomamente lavoro e tempo libero e ridurre gli spazi organizzati dal lavoro per dedicare maggiore tempo ad attività ricreative o ritenute importanti per la vita privata (emblematica risulta l’aspirazione diffusa di non sottostare alla sveglia mattutina). Individuo quindi alcuni elementi cruciali a questo proposito:
- orizzonte temporale libero da impegni prossimi, o flessibile, quando gli obblighi sono vincolanti;
- possibilità di organizzare il proprio tempo di momento in momento, mantenendo la possibilità di ritardare o modificare gli impegni assunti;
- opportunità di svolgere una attività sufficientemente redditizia in luoghi aperti a contatto con la natura;
- ambiente informale, non soggetto a dresscode e altri obblighi relativi all’immagine da offrire esternamente;
Le possibilità che ci sono offerte per migliorare la nostra esistenza, riassunte in modo semplificato, sono due: 1) cambiare vita, lavoro, luogo, con tutte le implicazioni che ne conseguono o 2) cambiare atteggiamento verso la nostra attuale condizione. In entrambi i casi è necessario apportare un cambiamento non semplice. Noi possiamo decidere in quale direzione dirigerci. In entrambi i casi dobbiamo abbandonare il nido sicuro che ci offre dimora e protezione, per affrontare l’ignoto. Il nido, spesso scomodo, ci consente in ogni caso di stare acquattati e rannicchiati nelle nostre abitudini, anche quelle di cui ci lamentiamo. Preferiamo le certezze, talvolta scomode, piuttosto che affrontare il mare aperto in cerca di approdi da esplorare. Eppure ammiriamo chi ha lasciato le proprie certezze e, dopo aver faticato per trovare nuovi equilibri, oggi gusta nuove condizioni di benessere e felicità. Vorremmo essere sereni e felici, aspettando nel nostro nido, che qualcuno ci offra spontaneamente tali condizioni. Eppure, anche le piccole esperienze che ognuno di noi ha potuto sperimentare, testimoniano che il movimento paga, che la fatica per attivare il cambiamento viene quasi sempre ricompensata, non fosse altro che per qualcosa di diverso che ci fa sentire vivi. La ricetta prevede di abbandonare la paura (tollerandone la presenza) e lasciare spazio alla curiosità, accettare il rischio di sbagliare e rialzarsi dopo una caduta senza soffermarsi sull’auto-commiserazione.
Tornando al dilemma “cambiare vita o cambiare atteggiamento“, è evidente che nessuno accetterebbe un consiglio in merito. Le valutazioni sono soggettive e tengono conto del temperamento e della storia individuale. Il passaggio fondamentale è di consapevolezza; se decidiamo di non cambiare vita risulterà conveniente cambiare atteggiamento, smettendo di lamentarci e opporci alla nostra esistenza. Compreso e accettato questo passaggio come inevitabile, non ci resta che scegliere se continuare a stare nel nido sicuro, ma un po’ scomodo, o metterci in moto. L’importante è essere onesti con noi stessi. Se decidiamo di stare nella tana protettrice, non insultiamola, non denigriamola, non lamentiamocene per poi chiederle di scaldarci quando abbiamo freddo.
Eccomi infine al titolo di questo articolo; cosa possiamo imparare dalle vacanze? La distanza dalla consueta vita quotidiana dovrebbe insegnarci il valore relativo di ciò che ci disturba. Anche oggi, nuovamente a casa, possiamo distanziarci dai fattori di stress, chiedendoci se davvero vale la pena darsi pena. Un gioco di parole che è un invito a fare un profondo respiro mentre ricordiamo che, forse, possiamo stare bene anche vivendo una vita imperfetta e piena di difficoltà. Possiamo cambiare vita se vogliamo, ma finché non lo faremo possiamo contare sulla nostra capacità di affrontare le cose per quello che sono e nulla di più. I problemi, quelli veri, sapranno purtroppo farsi riconoscere in modo inequivocabile. Lo stress da rientro dalle vacanze passa.