I Vostri Figli
I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
Kahlil Gibran (da Il profeta)
Il poeta libanese Kahlil Gibran, conosciuto e apprezzato ampiamente, esprime con poche parole l’essenza del ruolo genitoriale. Per svolgere questo ruolo è necessario accettare che loro, i figli, esprimano se stessi. costruiscano i loro itinerari, non appena lasciato l’arco. Quello che possiamo fare per loro è tantissimo: l’arco e le frecce usate da Gibran per rappresentare genitori e figli, possono interagire in modo armonico, cooperativo e nel rispetto dei ruoli ma, allo scoccare della freccia, i figli si involano nella vita e scelgono le loro traiettorie in modo autonomo, seguendo la propria curiosità, che li porterà più o meno lontani, più o meno felici, da qualche parte nel mondo (non necessariamente nei luoghi auspicati dai genitori).
Su quanto detto sinora, probabilmente, tutti saranno d’accordo, anche coloro che nutrono forti aspettative verso i figli, magari inconfessate, persino all’altro genitore e coltivate solo nell’intimità.
Utilizzando la bella immagine offerta da Gibran, possiamo chiederci quale sia il momento preciso in cui la freccia andrebbe scoccata, ovvero quando il genitore dovrebbe porsi come semplice osservatore della traiettoria scelta dai figli, senza più intervenire (senza più poter intervenire, a meno di produrre distorsioni pericolose della traiettoria). Esiste infatti un momento in cui i figli sentono il bisogno di volare via liberi verso la propria vita e ogni ulteriore intervento può risultare dannoso. Fino a dove spingersi quando si esercita il ruolo di genitore e, più in generale, di guida? Dobbiamo ricordare che, anche qualora decidessimo di lasciare completamente liberi i nostri figli, li influenzeremmo con lo strumento più potente esistente in natura: l’esempio costituito dal nostro comportamento. Allora, accettando le indicazioni del poeta, facciamo in modo di essere buon esempio, piuttosto che teorici del buon vivere.
Se vogliamo insegnare ai nostri figli a vivere con passione, dobbiamo seguire le nostre inclinazioni con tutta la determinazione possibile, se vogliamo trasferirgli curiosità, non possiamo che essere noi stessi curiosi e se vogliamo dei figli gentili, non possiamo che essere noi i primi a esserlo. Possiamo trasmettere dei valori, non le scelte da compiere. I valori faranno da stella polare lungo il percorso che li porterà verso il polo nord.. Sceglieranno il percorso per loro congeniale, sostenuti dai valori che gli avremo trasmesso e dalle sensazioni di sicurezza e fiducia infuse col tempo. Queste sensazioni interiori non si insegnano con le parole, ma con l’amore privo di condizioni, la presenza, le carezze, l’astensione dal giudizio, il dialogo e il rispetto dei ruoli.
Rileggere la poesia di Gibran più e più volte, sino a farla nostra, ci aiuterà a stare lontani dalla tentazione di manipolare le menti dei nostri figli, affinché ci compensino dei nostri fallimenti. La loro vita è completamente loro, non ci appartiene.