Skip to main content

L’altra metà della mela, che dovrebbe trovarsi da qualche parte nel mondo e che speriamo di incontrare, è una storia sentita molte volte che merita di essere approfondita.

La speranza di incontrare la metà della mela che ci completi, comporta che ci si percepisca come mancanti e che si debba sperare di incontrare qualcuno in grado di renderci completi e finalmente degni. A questo qualcuno, chiediamo di farci sentire finalmente individui integri e non più una metà

Inoltre, affidiamo a questo qualcuno, o meglio, pretendiamo che ci renda felici con la sua costante presenza e un instancabile impegno per tenerci al centro dei suoi pensieri. L’aspettativa riposta in questa persona è chiara: devi occuparti di me e della mia felicità. Non è immaginabile che tu abbia una tua vita, perché io e te siamo le due parti di una stessa unità. Non puoi essere felice senza di me, avere interessi, godere della vita, per poi condividere con me le tue gioie.

Esiste la mezza mela che ci possa completare?

Partiamo dalla considerazione che non si è mai vista una mezza mela appesa al ramo di una pianta e nessuno nasce privo di una metà. Siamo tutti interi e completi sin dalla nascita. La domanda, quindi, non ha una risposta; non esiste una mezza mela che ci completi, perché lo siamo già. Non esistono nel mondo mezze mele e mezze persone, ma solo mele e persone, anche se ma non sempre ce ne rendiamo conto.

Il bisogno di venire completati

Se pensiamo di essere incompleti, se pensiamo di aver bisogno di una stampella per sorreggerci, se pensiamo di essere insufficienti e se pensiamo di non poterci fidare delle nostre idee e delle nostre opinioni, è probabile che cercheremo qualcuno che colmi le nostre lacune. Nutriremo la speranza che ci sia una persona in grado di soddisfare le nostre necessità di amore, di beni materiali o di attenzioni, che riteniamo di non essere in grado di procurarci da soli.

Percepirsi come individui interi non significa però sentirsi del tutto autosufficienti e avulsi dal contesto relazionale. Noi siamo animali sociali e traiamo grande beneficio dalle relazioni interpersonali. Si tratta, quindi, di considerare una coppia come costituita da due individui e non da due metà.

Due individui hanno due identità distinte e autonome, pur nella volontà di stare vicini e godere l’uno dell’altro. Nel suo libro Il profeta, Khalil Gibran pone l’accento sull’importanza della distanza tra le persone che costituiscono la coppia. Lo spazio che le divide ne valorizza le differenze.

Sviluppare relazioni interpersonali significative è uno dei mandati biologici. Considerare l’altra persona indispensabile e responsabile della nostra felicità è però un atteggiamento che genera frustrazione e infelicità. Fino a quando lasceremo ad altri il potere e la responsabilità di come ci sentiamo, saremo dipendenti da fattori esterni, piuttosto che farci carico in toto  delle nostre scelte.

La responsabilità del nostro benessere

Chi meglio di noi può farsi carico di tutte quelle piccole e grandi scelte che quotidianamente siamo chiamati a compiere? Qualunque altra persona che dovesse scegliere al nostro posto, lo farebbe usando le proprie sensibilità e la propria visione del mondo. Inoltre, qualora gli interessi dei componenti la coppia dovessero essere contrapposti, è difficile immaginare che i nostri interessi verrebbero messi al primo posto da un’altra persona.

Inoltre, delegando la nostra felicità ad altri, si creerebbe un rapporto di dipendenza, anziché di autonomia. Dipendenza significa squilibrio di potere, e quest’ultimo è presupposto di prevaricazione, violenza, mancanza di rispetto, di parità e di equità nella coppia.

Essere responsabili comporta esserlo nei successi, ma anche nei fallimenti. Accettare di aver compiuto delle scelte sbagliate mette di fronte ai propri limiti. Così, solo accettando le proprie debolezze e i limiti inevitabili di ogni essere umano, si possono fare le proprie scelte con serenità.

Riprendere il potere nelle proprie mani

Auspico che gli spunti seguenti possano essere di aiuto per i lettori e le lettrici, nel compito non semplice, di riappropriarsi delle scelte possano produrre al proprio benessere.

  1. Non chiedete a nessuno di rendervi felici.
  2. Diventate consapevoli delle aspettative che riponete in altre persone ed eliminatele.
  3. Tenete presente che le aspettative sono fuori dal vostro controllo.
  4. Osservate e accettate la vostra fragilità attuale, ma alimentate la vostra voglia di cambiare.
  5. Accettate l’angoscia che potrebbe derivare dall’idea di rimanere soli/e.
  6. Allontanatevi dalle persone che non favoriscono la vostra autonomia, e fatelo subito.
  7. Riconoscete e rifiutate ogni forma di ricatto che vi viene imposta. Il rispetto è un diritto di nascita che vi è dovuto.
  8. Siate consapevoli di quando state valutandovi negativamente. Non siete realisti, ma ingiusti verso voi stessi.
  9. Non aspettate a farvi promotori del vostro cambiamento.
  10. Riconoscete ogni piccolo passo in avanti che state facendo.

L’altro deve essere soluzione alla mia vita, altrimenti significa che non mi ama