La parità di genere è la soluzione, non un problema per la sua concreta realizzazione. Essa produrrà effetti positivi a cascata in tutti i contesti umani. È una delle tante disuguaglianze presenti nella nostra società.
Le disuguaglianze tra persone sono evidenti e, mai come ora, l’uomo si rende conto che la loro progressiva riduzione rappresenta un essenziale contributo all’evoluzione e al benessere di tutti. Accesso ai beni essenziali, genere, orientamento sessuale, religione, etnia, disabilità, condizioni economiche e lavorative, accesso alle cure sanitarie e alla cultura sono solo alcuni degli indicatori di disuguaglianza. La politica ha il compito di stabilire principi e leggi che favoriscano la riduzione delle disuguaglianze. Tuttavia, è il cittadino che ha il dovere di partecipare attivamente alla realizzazione dell’equa distribuzione delle risorse e al rispetto dei diritti di tutti.
Vengo al tema specifico della parità di genere. Essa è riconosciuta da tutti come giusta e auspicabile, anche da coloro che non si adoperano in alcun modo per promuoverla e da quelli che compiono atti che addirittura la avversano. Perché è così difficile attuare un principio che tutti ritengono molto importante? Come per tutte le disuguaglianze, rendere concreti principi come quello della parità di genere implica la redistribuzione delle risorse attualmente detenute per la maggior parte dagli uomini e degli oneri a carico prevalentemente dalle donne. Risorse economiche derivanti dal lavoro, opportunità di autorealizzazione, tempo libero e possibilità di autodeterminarsi sono alcune delle risorse cui uomini e donne non hanno accesso in modo paritario. Lo stesso vale per oneri quali i lavori di cura dei figli e dei genitori anziani e le faccende domestiche. La parità di accesso alle risorse e di carico delle responsabilità nei rapporti tra uomini e donne produce il più importante effetto sul piano individuale e sociale: fa sentire le persone incluse e partecipi su uno stesso piano.
Includere, in tutti i contesti che vogliate considerare, familiare, lavorativo o sociale, significa ascoltare, rispettare, farsi carico, incoraggiare, attivarsi per il bene che l’altro considera bene per se stesso. Per includere è necessario guardare le diversità come possibili fonti di conoscenza e di arricchimento sul piano etico. Guardare il diverso come utile esclusivamente ai propri scopi, lo esclude privandoci delle sue qualità. Il diverso è utile perché ci toglie dal pantano nel quale ci rifugiamo pensando di preservarci dal cambiamento e dal fluire delle acque indispensabili alla vita. Lo stagno, seppur ricco di esseri viventi, diventa ogni giorno più putrido, perché è isolato dalle fonti d’acqua. La parità è la soluzione e per ottenerla dobbiamo includere tutti nella distribuzione equa di risorse e oneri.
La parità di genere è un problema per chi la immagina come una perdita di privilegi e non sente il benessere che ne deriverebbe. Per chi tiene conto di quali sarebbero i vantaggi collettivi della reale parità di genere tra uomini e donne, la parità di genere rappresenta la soluzione a molti problemi familiari, aziendali e sociali.
- In famiglia, tutti trarrebbero dei vantaggi da un clima di giustizia ed equità. I bambini vivono i rapporti di giustizia o ingiustizia tra i genitori, come vivono i diversi stati d’animo prodotti da iniqui rapporti di forza. Questo vissuto si ripercuote sulla loro serenità nell’immediato e sulla loro crescita emotiva.
- In azienda, le competenze tecniche, l’approccio ai problemi, l’empatia e la capacità di stemperare le situazioni di conflitto sono la soluzione sia a fattori di business che di clima lavorativo.
- La società tutta trarrebbe beneficio dalla reale parità di genere, a partire dalle conseguenze del miglioramento dei rapporti familiari e intra aziendali, e godrebbe pienamente di un serbatoio di energie creative che può esprimersi solo in un contesto di giustizia percepita nella vita di tutti i giorni.
Tutto sembra indicare che esistono solo vantaggi dalla parità tra esseri umani. L’ostacolo sta nella nostra attitudine a guardare il mondo con gli stessi occhiali per tutta la vita. Cambiano i nostri occhi, cambia la luce e cambia il paesaggio che osserviamo, ma usiamo sempre i soliti occhiali, vecchi e malandati. Proviamo a cambiare gli occhiali, poniamoci delle domande che ci aiutino a cambiare punto di osservazione.
Uno strumento pratico che possiamo usare per verificare le nostre idee e convinzioni ed eventualmente modificarle (un nuovo paio di occhiali) consiste nell’esprimersi sia a favore che contro una certa questione, nel nostro caso la parità di genere. Ad esempio:
- La parità di genere migliora le relazioni. Mi permette di essere meno esigente da me stesso. Lavorare alla pari con le donne mi aiuta ad esprimermi e a sentirmi meno in competizione.
- La parità di genere mi costringe a confrontarmi con un modo diverso di pensare. Se faccio un passo indietro e gli altri vanno avanti, io sono il fesso. Io non voglio ascoltare inutili discorsi sui sentimenti.
Un altro fondamentale strumento da utilizzare per validare o confutare le nostre convinzioni consiste nel farsi delle domande. Naturalmente le domande devono sollecitare una risposta che aiuti a superare il problema. A una domanda giusta è possibile dare una risposta utile alla soluzione. Di conseguenza dovremmo chiederci quale è la domanda che permette di centrare il problema. Ad esempio:
- Possiamo fare più profitto se favoriamo la presenza paritaria di donne ai vertici dell’azienda?
- Tornando dal lavoro troverò un clima familiare più allegro e accogliente?
- Davvero perderò dei privilegi?
- Ho paura che una donna sia più brava di me? Come mi sentirei?
Concludo ribadendo che rendere reale la parità di genere risolverebbe molti problemi del vivere quotidiano senza crearne alcuno se non nella testa di chi, sentendosi debole e in pericolo, tenta di mantenere i privilegi dati dall’essere uomo, opponendosi alla concreta realizzazione della parità.