Nessun uomo lo dice in modo esplicito, ma Io sono la mia erezione è una convinzione così radicata in molti uomini, da diventare un elemento disfunzionale che amplifica l’ansia da prestazione durante i rapporti sessuali.
L‘incapacità di avere l’erezione in presenza di una partner o di un partner disponibili e desideranti è vissuta come intollerabile, ancor prima che per l’impossibilità di provare e dare piacere, per l’impatto negativo che produce sulla propria mascolinità. La convinzione sottostante è che un uomo ha sempre l’erezione durante i momenti intimi. Un occasionale episodio di mancata erezione o di perdita dell’erezione durante o immediatamente prima della penetrazione, mette in moto un circuito vizioso in cui, proprio l’attenzione posta alle sensazioni provenienti dal pene, per constatarne l’inturgidimento, finisce per mantenere una situazione di allarme che impedisce la tanto auspicata erezione.
È opportuno segnalare che gran parte di questi uomini hanno abitualmente l’erezione durante la masturbazione. La relazione con un’altra persona mette in moto gli automatismi che producono e rinforzano la disfunzione. La consapevolezza che proprio nel rapporto interpersonale si manifesta la difficoltà, è ulteriore fonte di disagio, di ansia, di stress e di emozioni quali la rabbia e lo sconforto.
L’evoluzione ha condotto allo sviluppo di meccanismi corporei che rendono incompatibili le situazioni di pericolo con l’eccitamento sessuale. Le risorse del nostro organismo vengono utilizzate per garantire la sopravvivenza in caso di pericolo. Lo stato di preoccupazione causato dalla paura di non raggiungere l’erezione è proprio lo stato mentale che blocca i meccanismi riflessi che la rendono possibile.
Cosa consente di interrompere questo meccanismo?
I miei pazienti hanno solitamente fatto visita a urologi e andrologi prima di rivolgersi al mio studio. Se mi contattano è perché i medici hanno dichiarato che non esiste un problema organico e hanno suggerito di rivolgersi a uno psicoterapeuta, sessuologo, in quanto la disfunzione è a loro avviso di natura psicologica. In molti casi è stata consigliata una terapia farmacologica che favorisca l’erezione: Cialis, Viagra ecc.
Il primo passo è prendere coscienza del meccanismo mentale che mantiene in vita il problema. Le convinzioni disfunzionali sul ruolo maschile nei rapporti sessuali sono così radicate da essere considerate la normalità. Portarle in superficie è essenziale per iniziare un percorso terapeutico. Proviamo a elencarle in sintesi:
- un vero uomo ha immediatamente l’erezione quando è in presenza di una/un partner disponibile;
- il problema è mio! In occasione delle discussioni o delle riflessioni tra partner, spesso le donne confermano questa idea e invitano l’uomo ad andare a farsi curare. Queste donne rifiutano in seguito di farsi coinvolgere nei colloqui con lo psicoterapeuta.
- se non risolvo rapidamente il problema, lei / lui mi lascerà;
- non accetto questo limite;
- perché proprio a me?
- mi vergogno;
- non voglio far sapere questo mio problema;
- meglio evitare di cercare o provocare situazioni in cui mi sentirei inadeguato;
- non avrò più una vita felice perché non ho l’erezione del pene.
Come è comprensibile, la relazione ne risente significativamente. Al primo manifestarsi del disagio, i partner sono comprensivi e confortano l’uomo, riducendo l’enfasi su quanto accaduto. Quando la difficoltà persiste, l’accoglienza iniziale svanisce, e si trasforma spesso in insoddisfazione, disconnessione, richiesta di trovare una soluzione e, non di rado, le donne dubitano di piacere al partner. Se gli piacessi funzionerebbe come i miei ex. Questo atteggiamento mette pressione all’uomo, con il risultato di accentuare l’ansia da prestazione e alimentare il circolo vizioso.
Quando è possibile, propongo di coinvolgere la / il partner nel percorso terapeutico perché l’esistenza di una coppia ancora intenzionata a trovare una soluzione insieme, è molto importante per produrre quegli stati di tranquillità interiore che possono cambiare direzione al disagio. La coppia viene investita del compito di ricercare insieme il piacere dei baci, delle carezze e dei giochi erotici che col tempo sono stati esclusi, in favore di una frettolosa, quanto inutile, ricerca della penetrazione. Smettere di cercare ossessivamente la soluzione, per dedicarsi a un piacere più ampio che non quello ottenibile con il coito, è un obiettivo di passaggio necessario a riportare armonia e fiducia nella coppia.
Il percorso è soggettivo e non descrivibile nei dettagli, ma mi sento di affermare che anche in questo caso, la soluzione va ricercata a partire dalla consapevolezza e dall’accettazione di quello che è adesso. La resistenza allo stato attuale delle cose è infatti di ostacolo al cambiamento.