L’ansia che viene sperimentata da molti uomini in occasione dei rapporti sessuali, viene definita dagli stessi ansia da prestazione. L’ansia determina sovente la mancanza o la perdita dell’erezione e, in altri uomini, la mancanza di controllo del riflesso eiaculatorio con conseguente eiaculazione precoce.Nel complesso vorticare di pensieri, sensazioni ed emozioni, i soggetti che tendono a eiaculare precocemente finiscono per soffrire anche di disfunzione erettile.
Quando non sono presenti cause organiche, e tutto si genera nella psiche di queste persone, si innesca un circolo vizioso che spinge a evitare le situazioni in cui essi possano incontrare il sintomo. Quando si tratta di persone giovani e sole, il rischio è quello di evitare sistematicamente le situazioni temute, con il conseguente perdurare del problema e il suo ingigantirsi costantemente. Quando invece a soffrire di queste disfunzioni è un maschio con una situazione affettiva stabile, le difficoltà possono impattare, prima o poi, con l’esigenza della coppia di avere dei figli. Infatti, anche quando l’uomo esplicita il desiderio di diventare padre, permane la difficoltà di portare a termine un rapporto sessuale. Col ripetersi degli episodi in cui l’erezione viene a mancare, o l’eiaculazione precoce arriva ad anticipare l’ingresso del pene nella vagina, la frustrazione di entrambi i partner cresce e, talvolta, arriva a mettere in discussione l’esistenza stessa della coppia. La richiesta da parte della compagna, ma anche del maschio stesso tra sé e sé, di impegnarsi per risolvere il problema, si rivela però una trappola. In effetti, l’impegno è un concetto che sembra inappropriato se inteso come azione attiva per avere una erezione o controllare il riflesso eiaculatorio. L’impegno può avere senso se riferito al ricorso a un andrologo o a un urologo e, una volta escluse patologie mediche, a un sessuologo per affrontare gli aspetti psicologici della disfunzione.
L’atteggiamento femminile in questi casi è inizialmente di comprensione e sdrammatizzazione ma, col tempo, si fanno strada nella donna la paura di dover rinunciare alla maternità, l’impazienza, la richiesta esplicita al compagno di trovare una soluzione e infine la depressione. In alcuni casi le parole della donna sono rassicuranti ma i toni, il focus continuo sull’argomento e talvolta delle battute tradiscono il reale stato d’animo femminile. Questi sentimenti che col tempo si fanno sempre meno comprensivi e più espliciti, finiscono per allontanare i partner da una soluzione.
L’ansia da prestazione ha bisogno di un atteggiamento sinceramente accogliente da parte della donna, e una seria presa d’atto da aprte dell’uomo che il problema non può essere affrontato scappando ma guardandolo negli occhi. I rapporti sessuali non sono esibizioni del proprio valore o della propria mascolinità, ma momenti di ricerca del piacere. Purtroppo, per molti uomini permane la convinzione profonda che attraverso la penetrazione si ottenga il riconoscimento di uomo, ma la conquista della virilità passa attraverso la consapevolezza che non è la concentrazione sulla propria erezione a produrla ma, al contrario, la ricerca di un piacere a tutto tondo insieme alla compagna. La penetrazione può essere il punto di arrivo di un insieme di gesti apparentemente lontani dalla procreazione, ma che producono le condizioni e l’eccitamento necessari che la consentono.
In sintesi, cercare l’erezione e monitorare che avvenga non aiuta, anzi ostacola quell’abbandono e la ricerca di piacere peculiari dei rapporti sessuali.