La coppia, qualunque forma essa assuma, porta con sé un grandissimo potenziale, purché si realizzi in essa un equilibrio che consenta la épiena espressione dei singoli che ne fanno parte.
Affinché la coppia sia in equilibrio e generi soddisfazione per le parti che la compongono, ciascuno deve sentirsi riconosciuto, rispettato, apprezzato, valorizzato, stimato e desiderato.
Questo equilibrio, talvolta, viene a mancare o non è mai esistito. Ci si potrebbe domandare cosa spinga un individuo a considerarsi membro di una coppia in assenza di rispetto, riconoscimento e tutte le altre componenti. Ovviamente non esiste una risposta univoca, ma possiamo ipotizzare alcuni bisogni che intrappolano le persone pingendole a chiudersi in rapporti generatori di disagio e sofferenza: solitudine, l’insicurezza, bisogni economici, eventi della vita traumatici, necessità di uscire dalla famiglia di origine, rappresentazione di sé come debole e incapace di far fronte alle difficoltà della vita quotidiana, ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
La coppia che diventa famiglia con figli, aumenta di complessità, gli equilibri vengono sollecitati e spesso rischiano di saltare. I figli costringono i genitori a trovare nuovi equilibri, nuove abitudini e a ridefinire le priorità individuali. Non sempre queste trasformazioni avvengono in modo naturale, attraverso progressivi aggiustamenti delle relazioni interne. Il disagio che ne può conseguire è talvolta passeggero, ma altre volte conduce a veri e propri conflitti.
Infine, alcuni eventi della vita, mi riferisco a malattie, incidenti, difficoltà economiche e lavorotive, accentuano le difficoltà mettendo a dura prova sia gli equilibri di coppia che la tranquillità dell’intera famiglia.