Rabbia e tristezza sono sentimenti frequenti nelle relazioni intime e hanno infinite ragioni per essere chiamate in causa. La rabbia esplode in modo automatico a seguito di comportamenti ripetuti, discussi, analizzati, a volte apparentemente risolti, e interpretati come espressione di una volontà insensibile, di disattenzione per il/la compagno/a da parte del/della partner.Promesse fatte dopo un litigio vengono disattese col risultato di far perdere la fiducia e la speranza.
Troppo spesso accusiamo l’altro di toccare volontariamente, o colpevolmente, le corde giuste, quelle parti sensibili in grado di farci esplodere. La rabbia, col tempo, può evolvere in tristezza. Infatti, se dopo sterili tentativi di spiegazione, di chiarimento delle proprie ragioni e di richiesta di attenzioni, la rabbia scivola nello sconforto e nella tristezza che accompagnano la perdita della speranza. Sentirsi incapaci di cambiare la propria relazione è frustrante e non esistono soluzioni semplici. Per le coppie che non sono riuscite a costruire un dialogo proficuo, iniziare proprio nel momento del conflitto o dello sconforto che può derivarne è impresa ardua. Serve un aiuto esterno che favorisca l’espressione aperta delle opinioni, dei presunti torti subiti, delle ragioni delle insoddisfazioni, dei non detti della coppia. Vediamo alcune delle più frequenti ragioni che alimentano la rabbia e la tristezza nei rapporti di coppia
- venire maltrattati
- essere o sentirsi abbandonati, con senso di solitudine
- essere delusi dal comportamento dell’altro/a
- essere traditi
- sentirsi usati
- sentirsi odiati
- sentire di non essere stimati
- sentirsi trasparente agli occhi del/della partner
- sentire di non venire desiderati sessualmente
- essere attaccati fisicamente o verbalmente
- essere criticati
- sentire di aver fallito
- sentirsi trattato ingiustamente
- vedere andar male i propri progetti
- mancanza di dialogo
- assistere ad azioni stupide o violente
- sentire di non essere apprezzati nel proprio impegno quotidiano
- essere o sentirsi costretti a fare qualcosa contro la propria volontà
Se escludiamo le violenze fisiche e verbali, il tradimento realmente agito e l’assenza di sessualità, le motivazioni riportate vanno intese non in senso assoluto ma come la percezione soggettiva che genera sofferenza. Il/la partner, probabilmente, avrà una differente percezione degli eventi e dei propri comportamenti e durante le discussioni e i litigi occorrerà una notevole onestà intellettuale di entrambi per rimuovere pregiudizi e desiderio di rivalsa che impediscono la reciproca comprensione.
Mi capita talvolta di sentire che oggi le coppie non si impegnano più per stare insieme, che un tempo le persone sapevano stare insieme e accettare le debolezze altrui. Io non ritengo che sia così, almeno non per tutti. L’amore richiede impegno affinché si rinnovi, ma è altresì necessario prendere atta della fine di un rapporto, della mancanza dei presupposti basilari per continuare a stare insieme. Penso invece che le coppie longeve di un tempo, figlie di una cultura del sacrificio e di una immagine da salvare, abbiano vissuto al loro interno molte delle ragioni della rabbia citate sopra. Immaginarsi di nuovo felici, e non intrappolati in una gabbia densa di sofferenza, è una possibilità che va immaginata insieme a quella di un sacrificio perenne in nome di una scelta immodificabile o della paura della solitudine. Fin quando ci sentiamo arrabbiati abbiamo voglia ed energie per lottare; lo scivolamento nella tristezza può essere anche interpretato come la presa d’atto della realtà e l’inizio di una nuova fase che preveda, tra le ipotesi, anche l’assumersi la responsabilità di chiudere un rapporto che impedisce la nostra evoluzione. Questo processo è lungo e doloroso, ma in presenza di violenza, mancanza di rispetto, egoismo e assenza di disponibilità al cambiamento, può rappresentare la salvaguardia dell’autostima e del rispetto di sé.