INTRODUZIONE
La teoria classica della comunicazione sostiene che “la comunicazione è la trasmissione di un’informazione o di un messaggio da una fonte trasmittente a una fonte ricevente”. Questa forma di comunicazione non prende in considerazione il processo complessivo che consente alle parti di instaurare una relazione fatta di messaggi che vanno alternativamente da un soggetto all’altro. Viene così a rendersi indispensabile l’introduzione del feed back e della circolarità della comunicazione. Le parti coinvolte inviano segnali e ricevono i messaggi di ritorno dai quali vengono influenzati. La comunicazione viene così a configurarsi come un processo di influenzamento reciproco, e le parti si modellano e si plasmano continuamente in funzione dei segnali provenienti dagli altri attori coinvolti.
Un’idea, per essere comunicata, deve essere tradotta in un codice ed essere inviata attraverso uno strumento. Chi riceve deve avere gli strumenti adeguati per decodificare il messaggio e trasformarlo in un concetto.Comunicando, diamo all’altro un segno linguistico, e lasciamo che il ricevente ne inferisca un significato. Ciò significa che, se non è condiviso in modo preciso il codice linguistico, aumenta lo spazio interpretativo da parte dei soggetti. Più è ampia la possibilità di interpretare i messaggi, più è facile che nascano delle incomprensioni. Solo la condivisione di categorie comuni, nelle quali inserire il concetto e ri-conoscerlo, permette ai soggetti comunicanti di capirsi. La comprensione indica la presenza di elementi comuni che consentono di attribuire il giusto significato ai messaggi. Comunicare significa agire sugli altri modificando il loro spazio cognitivo e permettere ad essi di fare altrettanto su di noi. La comunicazione viene studiata in tre ambiti:
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a sintassi (trasmissione dell’informazione);
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bsemantica (si occupa del significato);
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cpragmatica (si occupa del comportamento. Comunicazione e comportamento sono usati come sinonimi).
ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE
I lavori di Paul Watzlawick (Pragmatica della comunicazione umana – Astrolabio) hanno gettato le basi per un approccio alla comunicazione basato sugli effetti che essa ha sugli altri individui. Gli assiomi della comunicazione esposti da questo ricercatore sono i seguenti:
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Non si può non comunicare. il concetto può essere chiarito citando comuni situazioni della vita di tutti i giorni.
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Due persone sedute l’una affianco dell’altra in treno; dopo un breve saluto uno dei due appoggia la testa e chiude gli occhi. L’altro capisce che la persone non è intenzionata a fare una chiacchierata.
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Un bambino all’asilo si mette in un angolo e osserva gli altri giocare; la maestra gli si fa vicina e gli chiede perchè stia tutto solo. Il bimbo tace e rimane impassibile. Siamo in grado di dire che quel bimbo non stia comunicando?
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Ogni scambio comunicativo presenta un aspetto di contenuto e uno di relazione. Il contenuto è rappresentato dalle parole, ciò che potrebbe essere scritto; vi è un secondo livello detto di relazione, che i partecipanti stabiliscono in quel momento. Per chiarire meglio facciamo un esempio. Vi è una notevole differenza se un individuo pronuncia una frase del tipo “Sei un buffone! Faremmo bene a smetterla di darti retta.” in una seria riunione di lavoro piuttosto che al suo migliore amico dopo una allegra serata insieme. Le persone conoscono il contesto, e le parole assumono significati diversi nei differenti contesti, sia spaziali che temporali. La lotta che i bambini fanno “per gioco” è ben diversa da una lite fuori dal bar. I soggetti individuano precisamente la relazione che esiste tra loro mentre comunicano. La relazione cambia il significato del contenuto della comunicazione; le parole e i gesti assumono infatti significati diversi a seconda della relazione che esiste tra i soggetti.
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Gliscambi comunicativi possono essere di tipo numerico o analogico. Nel primo caso il significato è tradotto in un codice che deve essere condiviso da soggetti. Non vi è analogia tra l’idea e la parola che la rappresenta. Per capire che qualcuno sta parlandoci del suo CANE dobbiamo conoscere la lingua italiana che utilizza il suono CANE per denotare quello specifico animale. Per analogico si intende invece un segno analogo a ciò che intendiamo indicare. Agitando i pugni vicino al naso di un interlocutore saremo certamente capiti. Esiste analogia tra i pugni mostrati e cosa intendiamo minacciare. Aspetto fondamentale è quello della congruenza tra i due aspetti di un messaggio. Se le cose dette e la parte analogica della comunicazione sono congruenti tutto ci sembra a posto e il messaggio coerente. In alcuni casi le cose dette e il modo in cui esse vengono dette non collimano. Ecco unh esempio:
La piccola Camilla assicurò alla madre di essere in grado di abbottonarsi da sola il cappottino; questa rispose “ma certo che sei capace tesoro mio” e intanto abbottonò il cappottino alla piccola.Un messaggio di questo tipo è incongruente, genera confusione e verrà sottoposto a verifica -
Le relazioni all’interno delle quali avvengono gli scambi comunicativi possono essere simmetrici o complementari. La relazione che esiste tra medico e paziente durante una visita può essere definita complementare in quanto un ruolo è complementare all’altro. Non ha senso l’esistenza del medico senza quella del paziente. Lo stesso vale per la relazione madre e figlio, sadico e masochista, capo e subalterno. Relazioni diverse sono quelle tra compagni di scuola, tra colleghi di pari livello, tra amici e così via. È importante sottolineare come la relazione possa modificarsi a seconda dei momenti e dei contesti. Medico e paziente, fuori dallo studio possono essere amici o compagni di squadra in una partita a bridge.
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La punteggiatura degli scambi comunicativi permette di determinarne il rapporto causa / effetto. Marito e moglie battibeccano accusandosi reciprocamente di essere la causa del malcontento.
Marito: me ne sto qui sul divano da solo perchè continui a borbottare e lamentarti inutilmente.
Moglie: mi lamento perchè sei sempre in silenzio su quel divano a guardare la televisione.
Marito: guardo la televisione perchè continui a borbottare.
Moglie: non borbotterei continuamente se tu venissi a parlare un po’ con me.
A seconda di dove inseriamo la punteggiatura attribuiamo senso a questo dialogo. A seconda della punteggiatura il rapporto di causa / effetto si modifica.
I canali della comunicazione
La comunicazione tra gli esseri umani avviene attraverso tre tipologie di canali: Il verbale, il paraverbale e il non verbale. Il canale verbale, ovvero solo le parole pronunciate prive dell’arricchimento del canale non verbale, veicolano il 7% del messaggio. Il canale paraverbale, ovvero il tono della voce, la velocità dell’eloquio, i silenzi, le pause, il volume, il ritmo, le variazioni di tono ecc. veicolano il38% del messaggio. Il rimanente 55% e a carico del canale non verbale che include tutti i rimanenti aspetti del comportamento quali la postura, i gesti, l’abbigliamento, lo sguardo, la vicinanza fisica (prossemica), lo stare seduti o in piedi, la mimica facciale ed altri.
Le parole pronunciate possono quindi venire clamorosamente smentite dal tono della voce o da movimenti corporei; provate a pensare alla frase “sono calmissimo” pronunciata camminando nervosamente avanti e indietro grattandosi la testa.
COMUNICAZIONE VERBALE E PARAVERBALE
Il solo utilizzo del canale verbale è oggi assai diffuso nella comunicazione via e-mail, nel quale gli aspetti emotivi del linguaggio sono del tutto assenti. Per sopperire a questo limite comunicativo si è convenzionalmente stabilito di aggiungere dei codici scritti che denotino l’umore di quanto scritto. Le faccine aggiunte al testo JLK, piuttosto che l’uso di caratteri maiuscoli o minuscoli assolvono al compito di chiarire il tono dello scritto. Tuttavia anche questi surrogati lasciano molte incertezze. L’utilizzo dei canali verbale e paraverbale insieme, con l’esclusione del non verbale, è ben rappresentato nella conversazione telefonica. Questo modo di comunicare, sempre più utilizzato, necessita di particolare attenzione per non lasciare spazi interpretativi ai soggetti che comunicano. Lasciare uno spazio interpretativo, significa correre il rischio che l’interlocutore capisca qualcosa che noi non intendevamo dire (nel senso di comunicare).
Alcuni processi intervengono molto spesso ad alterare il senso delle parole pronunciate, rendendo difficile e ambigua la comunicazione. Le parole dette, che rappresentano il pensiero di chi le ha pronunciate, possono venir tradotte in significati diversi. Distorsione, completamento e generalizzazione sono processi che allontanano gli interlocutori. Un soggetto parla e l’altro modifica il senso, le intenzioni e il significato, adeguandoli alle proprie esperienze, alle proprie conoscenze e al proprio intento. Solo la consapevolezza dell’esistenza di questi processi e di come li utilizziamo o ne siamo vittima, ci potrà aiutare a rendere chiare le nostre intenzioni comunicative.
Un altro processo che interferisce con la chiarezza comunicativa è la dispersione delle informazioni ricevute. Solo una parte di quanto ascoltato viene memorizzato a causa dell’ascolto intermittente. Infatti quando la mente coglie un aspetto saliente si ferma ad elaborarlo, perdendo di conseguenza ciò che segue a breve distanza per poi riprendere.
COMUNICAZIONE NON VERBALE
La persona che ha occhi per vedere e orecchie per sentire può convincersi che nessun mortale può conservare un segreto. Se le sue labbra tacciono, egli svela il segreto con la punta delle dita: si svela da ogni suo poro. (S.Freud)
La riflessione di Freud concorda con il primo assioma della comunicazione che abbiamo citato sopra. Stare in silenzio non significa “non comunicare”. Il nostro corpo è in grado di svelare, se osservato attentamente, le nostre emozioni e talvolta le nostre intenzioni. Paura, gioia, ansia, apprezzamento, preoccupazione, speranza e tante altre possono essere evidenziate da sguardi, ritualità, gesti, postura o dalla mimica facciale. Anche la distanza che un individuo tiene dall’interlocutore, da indicazioni della relazione in atto. Un uomo che affronti un altro uomo col petto in fuori, naso contro naso probabilmente indica aggressività. Molti comportamenti sono esattamente conosciuti nel loro significato sotteso; per altri il significato non è sempre noto o uguale per tutti i contesti. Bisogna conoscere il contesto nel quale si agisce e conoscerne i codici non verbali per non correre il rischio di fraintendimenti. Stringere la mano con vigore, guardando negli occhi l’altro è, nella nostra cultura un insieme di gesti che indicano rispetto, piacere dell’incontro e fierezza. Gli stessi gesti, in altre culture, sono gesti di sfida che possono venire interpretati in modo negativo.
ASCOLTO ATTIVO
Ascoltare in modo attivo significa andare oltre ciò che l’interlocutore dice, facendo domande e ripetendo ciò che si è ascoltato per verificare e dimostrare di avere ben compreso le intenzioni comunicative dell’altro. Cosa mi sta dicendo tra le righe? Cosa significa un silenzio in quel preciso momento? Sta riflettendo su quello che ci siamo detti o si ritira dalla conversazione? L’ascolto attivo non è solo comprendere ciò che gli altri dicono, ma anche e soprattutto capire le ragioni che fanno dire loro quelle parole.In questa ottica diventa fondamentale ascoltare e osservare in modo attento e acuto il nostro interlocutore, al fine di individuare la sua “mappa del mondo”. Come interpreta la realtà che lo circonda? Solo sapendo il suo modo di leggere la realtà ci permette di comprendere il suo comportamento e di conseguenza i suoi intenti comunicativi. Quali occhiali usa per leggere la realtà.
POTERE DI SUGGESTIONE DELLE PAROLE
Le parole sono associate, attraverso rappresentazioni mentali, a delle emozioni che la loro volta mediano la risposta comportamentale.La parola sviluppo, non solo ha un chiaro significato di crescita, ma evoca anche emozioni positive volte ad un futuro positivo. Al contrario problema, anch’esso chiaro nel suo significato, evoca emozioni di disturbo e di preoccupazione. Crescita, opportunità e soluzione positiva evocano emozioni opposte rispetto a dubbio, difficoltà e recessione. Così scegliere, preferire e volere muovono emozioni differenti rispetto a dovere, non potere e rinunciare.
BIBLIOGRAFIA
Maurizio D’Ambra, Tecniche di comunicazione, De Vecchi Editore
Paul Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio
Vera F. Birkenbihl, L’arte d’intendersi, Franco Angeli
Vera F. Birkenbihl, Segnali del corpo, Franco Angeli
Roberto Anchisi e Mia Gambetto Dessy, Non solo comunicare, Libreria Cortina