Conosci te stesso è la sentenza con cui Apollo intimava agli uomini di riconoscere la propria limitatezza e finitezza (gli studiosi, anche se con alcune differenze, concordano su questo significato). Riconoscere vuol dire essere consapevoli, aver portato in superficie e accettata la natura di qualcosa. Conoscere come siamo fatti, quali limiti, ma anche quali talenti possediamo è indispensabile.
Qualsiasi forma di trasformazione necessita della presa di coscienza della propria condizione, delle qualità, dei limiti, delle inclinazioni e dei talenti che possono essere sviluppati.
Rendersi conto di essere prigionieri delle proprie insicurezze, dei propri timori, delle proprie paure, permette di mettere in moto la ricerca di spiegazioni e di strumenti per il cambiamento. Per alcuni, però, questa ricerca non si traduce in cambiamenti sostanziali dei comportamenti. Infatti, poter affermare che si sta già facendo qualcosa, costituisce un alibi per poter dire che si sta agendo con l’intento di smettere di soffrire e vivere con gioia. Questo alibi consente di sostenere che si è vittime di un destino avverso e immodificabile.
Provate a spegnere per un attimo la vittima che risiede dentro di voi.
Osservate la vostra vita dall’alto, o come se la guardaste alla televisione. Come vi state atteggiando e comportando nel film che sta scorrendo davanti ai vostri occhi? Rispondete senza dare giudizi, osservandovi come se non foste voi. Probabilmente farete fatica a non criticarvi e tenderete inoltre alla commiserazione.
Il film che vi vede protagonisti può non piacervi, ma è la realtà della vostra vita in questo momento.
Opporsi ai dati di fatto, non aiuta a cambiarli.
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