Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. (ArthurSchopenhauer)
Molte coppie, pur nella piacevolezza dello stare insieme, presentano delle differenze individuali che impediscono loro di dare per certa la possibilità di essere costantemente prossimi l’uno all’altro. Così, anche amando fare molto insieme, ad un certo punto scatta il distinguo nelle reciproche posizioni, e il litigio che potrebbe considerarsi semplicemente un momento della vita insieme, viene interpretato come l’inizio della fine. In realtà, le cose che uniscono questi partner sono molte di più di quelle che li dividono, quindi vale la pena che imparino a tollerare le punture derivanti dallo stare troppo vicini. Cosa punge in modo così fastidioso? Le ragioni non sono diverse da quelle che fanno dividere abitualmente le coppie. In questi casi, a seconda di come si orientano i poli delle calamite, i partner si attraggono o si respingono in modo perentorio: non posso fare a meno di te, oppure, non ti sopporto più. A far discutere sono, come sempre, le abitudini diverse, non sentirsi sufficientemente ascoltati, il rapporto col mondo esterno, il rispetto degli spazi, i difetti di comunicazione e così via, esattamente come in tutte le altre coppie. Solo la consapevolezza e la serena accettazione dei lati meno graditi dell’altro, possono consentire di vivere insieme con sufficiente serenità. Se conosco con lucidità quali aspetti di te non mi piacciono, posso onestamente decidere se accettarli o combatterli. Nel primo caso, abbandonare il campo di battaglia permetterà di godere di quelle caratteristiche che hanno fatto nascere l’amore; nel secondo caso si aprono momenti di profonda sofferenza, dovuti alternativamente alla volontà di lottare e alla volontà di tornare a cercarti. Se ci sei, dopo un po’ finisco per cacciarti; se non ci sei, dopo un po’ sento la tua mancanza. Quanto non ti sopporto e quanto mi manchi determinano l’esito della coppia.