L’ansia da prestazione, in forma più o meno fastidiosa, l’abbiamo sperimentata tutti. Basti pensare alle interrogazioni a scuola e a come dover essere capaci di una buona performance in quel momento, di fronte a quelle persone, faceva sorgere in noi sensazioni sgradevoli e difficili da gestire. In questa sede, mi riferirò all’ansia generata dall’idea di avere un rapportosessuale, in particolare la paura di non raggiungere l’erezione, ricordando che si tratta dello stesso meccanismo che ci procurava mal di pancia, batticuore e sudori freddi al momento di uscire dal banco per una interrogazione.
L’ansia è uno stato della mente, caratterizzato da preoccupazione o paura, la cui origine può venire riscontrata in un evento esterno all’individuo, o interno a esso (pensieri, immagini, ricordi ecc.). La puara è una emozione presente nei bambini appena nati e ha la funzione di allertare l’organismo in presenza di un pericolo. La paura produce l’attivazione di alcune funzioni dell’organismo, la modificazione di altre e lo spegnimento di altre ancora. L’evoluzione della paura ha consentito all’uomo di sopravvivere in presenza di predatori o di minacce naturali. Preparare l’organismo alla lotta o alla fuga, disattivando temporaneamente i comportamenti sessuali o sociali, permette una reazione pronta che aumenta la probabilità di sopravvivenza.
Quindi, in presenza di una minaccia, accelerare i battiti cardiaci per aumentare il flusso di sangue, spostare il flusso dallo stomaco, dall’intestino o dagli organi genitali ai muscoli delle gambe o al sistema di vigilanza, consente di essere pronti alle azioni per la sopravvivenza. L’ansia si genera quando si teme la presenza di un pericolo, anticipandone la manifestazione. È un preallarme che si può attivare sia in presenza di un pericolo reale, ma anche a seguito del pensiero che il pericolo possa esistere. La mente può quindi immaginare un pericolo che non esiste e mantenere lo stato di allarme acceso inutilmente. Questo stato di allarme dell’organismo è, per molte persone, un vero problema, perché si accende a causa di pensieri che prefigurano pericoli la cui probabilità di manifestarsi è davvero bassa. Nella nostra società, infatti, molti pericoli non sono più reali, e altri sono comparsi. Non vivendo nella savana ma nelle moderne città, ad esempio, il pericolo di essere attaccati da un leone è stato sostituito dalle automobili che potrebbero investirici. La probabilità che questo accada è bassa in quanto esistono regole condivise per la guida e gli attraversamenti che riducono la reale minaccia. Eppure la vita in città rappresenta per molti una fonte di tensione che va ben aldilà del pericolo reale. Ecco qui un punto importante. L’ansia deriva da una visione soggettiva della realtà. Inoltre, elementi della cultura come le aspettative sociali, la credibilità pubblica, le usanze di una comunità, hanno prodotto via via nuovi vincoli da rispettare e rischi per chi non li rispetta come lo stigma sociale, la svalorizzazione, l’emarginazione e, internamente alla psiche, la vergogna e autocolpevolizzazione.
Si tratta, in questo caso, di pericoli legati alla vita sociale e non alla sopravvivenza. In chiave evoluzionistica, le disfunzioni sessuali risultano inadatte alla riproduzione e, quindi, un pericolo per l’individuo, che ha meno probabilità di avere figli. La paura di andare incontro a un episodio di impotenza è, per l’uomo, un pericolo sia per la minore probabilità di riprodursi, sia per le conseguenze relazionali dell’eventuale cronicizzazione del problema. Un episodio può essere frutto delle circostanze, quali stanchezza, caratteristiche del partner o della relazione, uso di sostanze, ma molti soggetti si spaventano e, successivamente, creano essi stessi le condizioni per il ripresentarsi dell’impotenza. Così inizia il circolo vizioso dell’ansia da prestazione sessuale. Il primo episodio diventa la fonte di preoccupazione per il futuro. Quando nella mente si prefigura la possibilità di un rapporto sessuale, si palesano i fantasmi del fallimento i quali agiscono in modo opposto all’eccitazmento necessario per avere l’erezione. Il timore dell’evento attiva il sistema di allarme che, nel nostro organismo, è incompatibile con l’eccitazione. Se scatta l’allarme, l’eccitazione sessuale si spegne. La rilassatezza e l’abbandono sono i presupposti che consentono l’erezione. Combattere con il pene eretto sottrarrebbe risorse per la sopravvivenza, e l’organismo si è evoluto per dirottare tuttte le risorse verso i distretti corporei che si attivano nella lotta e nella fuga. Il circolo vizioso nasce con un primo episodio e si alimenta di pensieri che producono le condizioni perfette per il fallimento.
Interrompere il circolo è l’obiettivo della terapia. Questo può essere ottenuto accompagnando la persona ad affrontare in modo progressivo le prove che lo spaventano. La focalizzazione sulla ricerca del piacere, anziché sulla prestazione e sul monitoraggio dell’erezione, è il primo passo verso la rilassatezza necessaria. La ricerca di esperienze sessuali senza raggiungere l’orgasmo e senza penetrazione, consentono inizialmente di ritrovare fiducia nella possibilità di uscire dal tunnel. Dopo esperienze di piacere sempre più ricche, verrà consentito ai partner di sperimentare nuovamente la penetrazione. È necessario arrivare a questo passo al momento giusto, ed evitare un approccio prematuro alla penetrazione. La fretta, infatti, è un pericoloso nemico, uno dei tanti fantasmi che minano l’erezione e la fiducia ma, allo stesso tempo è importante non prolungare troppo l’attesa. Parallelamente, può essere opportuno valutare con i partner se esistono tra loro atteggiamenti che possono accentuare l’ansia complessiva dell’uomo e, infine, riflettere sull’opportunità di cambiamenti in questo senso.