The China Study di T. Colin Campbell e Thomas M. Campbell, viene presentato, in copertina, come lo studio più completo sull’alimentazione mai condotto finora. Sorprendenti implicazioni per la dieta, la perdita di peso e la salute a lungo termine. Il libro mette sotto accusa le proteine animali ed è considerato controverso in quanto non avrebbe soddisfatto i criteri richiesti dalla comunità scientifica. Il sito dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (http://www.airc.it/cancro/disinformazione/the-china-study/) lo considera inattendibile in quanto il libro non soddisfa i criteri di ricerca e propende per una dieta completamente priva di proteine animali. Personalmente ritengo che il libro vada letto per avere informazioni relative agli effetti di alcuni alimenti sulla nostra salute, ma che si debbano trarre conclusioni equilibrate per non incorrere in altri pericoli. I bambini cui non vengano somministrati completamente latte e altre proteine animali, infatti, vanno incontro a numerosi deficit. Probabilmente, le diete prive di proteine animali, possono essere nutrizionalmente adeguate, ma più difficili da segire, e possono condurre più facilmente a deficit di sostanze essenziali, soprattutto nella fase di sviluppo. The China Study condanna le diete degli americani da fast food, e suggerisce di introdurre alimenti vegetali integrali nelle nostre diete. Niente di diverso da quanto proposto dall’Istituto dei Tumori di Milano nei suoi corsi di cucina per prevenire il cancro. Leggere per farsi una propria opinione è sempre una buona regola e questo libro offre numerosi spunti di riflessione da affiancare alle considerazioni presenti sul sito dell’AIRC.
Ecco alcuni stralci dal sito dell’AIRC:
È vero che, sulla base del China Study, ci sono prove scientifiche a sostegno di una dieta vegana per ridurre il rischio di cancro? NO, il China Study è stato ritenuto inattendibile dalla comunità scientifica e non vi sono studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine di origine animale, in particolare i latticini. […] Il China Study è una ricerca epidemiologica svolta dalla Cornell University, dall’Accademia cinese di Medicina preventiva, dall’Accademia cinese di Scienze mediche e dall’Università di Oxford che è stata avviata nel 1983 sotto la supervisione del nutrizionista T. Colin Campbell. Tra gli esperti che hanno fatto parte del gruppo di ricerca vi è anche il noto epidemiologo Richard Peto, uno dei massimi esperti di cancro e stili di vita. Lo scopo dello studio era di stabilire il nesso tra alimentazione e salute, discriminando fra cibi benefici e nocivi. Gli autori hanno considerato le abitudini degli abitanti di 128 villaggi cinesi e 65 contee, raccogliendo ben 367 diversi tipi di dati, compresi alcuni test su sangue e urina. La scelta della Cina come laboratorio di osservazione dipendeva dalla disponibilità di informazioni, legata anche al livello di controllo sociale tipico del Paese, difficilmente eguagliabile in un altro luogo. […] I risultati del China Study sono stati pubblicati nel 2005 in un libro di cui si è parlato molto e che è diventato un caso editoriale. Tuttavia le conclusioni sono controverse e non del tutto condivise dalla comunità scientifica. Una delle ragioni è che lo studio non ha generato articoli pubblicati su riviste scientifiche che siano stati firmati dalla totalità dei ricercatori che vi hanno preso parte e che siano stati valutati tramite il metodo internazionale del peer-review. Il China Study identifica alcune “malattie dell’abbondanza” (infarto, ictus, ipertensione, cancro della mammella, della prostata e del polmone, diabete e osteoporosi) legate ai comportamenti individuali e in particolare all’alimentazione. Sotto accusa sono principalmente la carne, i latticini e i grassi di origine animale, che provocherebbero, tra le altre cose, uno sviluppo puberale precoce e una più prolungata esposizione agli ormoni endogeni (cioè prodotti dall’organismo stesso). Gli effetti negativi del consumo di carne si vedrebbero soprattutto nello sviluppo del cancro della mammella, un tumore la cui incidenza (cioè il numero di donne che si ammalano) sarebbe, in Cina, cinque volte inferiore a quella degli Stati Uniti. Oltre alla dieta vegetariana, i cinesi possono contare anche sugli effetti benefici di cereali non raffinati. […] Rimane però il fatto che ricerche più serie del China Study dimostrano che una riduzione delle proteine e dei grassi animali diminuisce il rischio di sviluppare un tumore, all’interno però di una dieta varia che comprenda latte, uova e pesce. Anche un consumo saltuario di carne è compatibile con una nutrizione equilibrata. LEGGI TUTTO DAL SITO DELL’AIRC