Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM V) definisce i seguenti criteri per la diagnosi del Disturbo esibizionistico:
- Eccitazione sessuale ricorrente e intensa, manifestata attraverso fantasie, desideri o comportamenti, per un periodo di almeno 6 mesi, derivante dall’esibizione dei propri genitali a una persona a sua insaputa.
- L’individuo ha messo in atto questi desideri sessuali a discapito di un’altra persona non consenziente oppure i desideri o le fantasie sessuali causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Classificato tra le parafilie, l’esibizionismo si caratterizza come elemento necessario al soggetto per eccitarsi, sostituendosi alle consuete modalità che prevedono la costruzione di una relazione interpersonale.
Le fantasie e gli impulsi sessuali provocano notevole disagio e la sensazione di doverle assecondare. L’esibizionismo produce, come prevedibile, effetti negativi, non solo sulla persona che ne soffre, ma anche su coloro che sono vittime dell’esposizione improvvisa, inaspettata e indesiderata dei genitali.
Non esiste esibizionismo se non c’è una persona ignara che viene colta di sorpresa.
Le ripercussioni a lungo termine possono essere di differente entità. Una donna adulta, ad esempio, pur spaventata dal gesto inatteso, potrebbe descriverlo come il gesto di una persona malata, raccontarlo al marito e rappresentarlo come un incidente di percorso. In questo caso le ripercussioni potrebbero essere nulle. Se immaginiamo lo stesso episodio che coinvolga una quindicenne, questo potrebbe essere nascosto ai genitori, vissuto con senso di colpa e vergogna. La ragazzina potrebbe per esempio colpevolizzarsi per aver percorso una strada inconsueta, o pensare di aver provocato in qualche modo l’esibizionista col proprio comportamento. Le ripercussioni sulla serenità di questa ragazza, sulla sua autostima o sul rapporto col genere maschile ne potrebbero risentire pesantemente.
L’esibizionismo è tipicamente maschile e i soggetti possono avere ben più ampie difficoltà relazionali.